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Comunicare si o no?

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Per il timore di incorrere in sanzioni e/o per evitare di esporsi al giudizio dell’opinione pubblica l’ultima tendenza è, per le imprese, di non comunicare gli obiettivi di sostenibilità che l’azienda si è data e di non comunicare i risultati raggiungi (greenhushing).

In questi casi la paura guida le azioni degli imprenditori che preferiscono tacere piuttosto che correre il rischio di incorrere in attività di greenwashing e relative sanzioni e/o procedimenti legali. La comunicazione relativa alla sostenibilità ha, a seguito della legislazione sempre più coercitiva, maglie strette e vincoli che se non osservati trasformano la comunicazione da positiva per l’impresa a boomerang dannoso per l’immagine.

Due nuove direttive, la Empowering consumers for the green transition approvata a gennaio 2024 dal Parlamento e in attesa del via libera da parte del Consiglio e la Green claim directive in discussione al Parlamento, hanno l’obiettivo di regolamentare, tutelando i consumatori finali, la comunicazione green.

Navigando in questo mare di vincoli, divieti e regolamenti alle volte anche non molto chiari gli imprenditori hanno, per lo più, scelto di non dire. Ma a cosa porta questa omertà? Qual è il rischio intrinseco di questa scelta?

Non dire, non raccontare, non condividere i propri progetti e gli obiettivi raggiunti in ambito green potrebbe rallentare le azioni virtuose. Non condividere vuol dire sia scegliere di non coinvolgere altri in processi virtuosi che potrebbero fare del bene in ottica green così come impedire ad altri di trarre ispirazione dal percorso fatto raddoppiandone così gli effetti positivi. A risentirne sarebbe sicuramente il nostro Pianeta che vedrebbe rallentato il percorso verso una sostenibilità sempre più utopica.

La buona notizia è che comunicare si può (e si deve). L’importante è comunicare bene affidandosi a professionisti che hanno fatto di questa pratica la propria vita quotidiana, che si aggiornano quotidianamente in merito alle ultime disposizioni e che non si affidano al pressapochismo solo per uscire con una notizia ad effetto.

Affidarsi vuol dire fidarsi di e la fiducia nei confronti di chi si occupa di comunicazione green può impedire all’imprenditore di dover affrontare situazioni scomode (pratiche legali, sanzioni,…) che si sarebbero potute evitare.

In CeR abbiamo parlato di comunicazione green all’interno di un nostro Magazine e in altri interessanti articoli.

Non lasciare che le tue parole alzino muri ma fai in modo che creino ponti.

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Per il timore di incorrere in sanzioni e/o per evitare di esporsi al giudizio dell’opinione pubblica l’ultima tendenza è, per le imprese, di non comunicare gli obiettivi di sostenibilità che l’azienda si è data e di non comunicare i risultati raggiungi (greenhushing).

In questi casi la paura guida le azioni degli imprenditori che preferiscono tacere piuttosto che correre il rischio di incorrere in attività di greenwashing e relative sanzioni e/o procedimenti legali. La comunicazione relativa alla sostenibilità ha, a seguito della legislazione sempre più coercitiva, maglie strette e vincoli che se non osservati trasformano la comunicazione da positiva per l’impresa a boomerang dannoso per l’immagine.

Due nuove direttive, la Empowering consumers for the green transition approvata a gennaio 2024 dal Parlamento e in attesa del via libera da parte del Consiglio e la Green claim directive in discussione al Parlamento, hanno l’obiettivo di regolamentare, tutelando i consumatori finali, la comunicazione green.

Navigando in questo mare di vincoli, divieti e regolamenti alle volte anche non molto chiari gli imprenditori hanno, per lo più, scelto di non dire. Ma a cosa porta questa omertà? Qual è il rischio intrinseco di questa scelta?

Non dire, non raccontare, non condividere i propri progetti e gli obiettivi raggiunti in ambito green potrebbe rallentare le azioni virtuose. Non condividere vuol dire sia scegliere di non coinvolgere altri in processi virtuosi che potrebbero fare del bene in ottica green così come impedire ad altri di trarre ispirazione dal percorso fatto raddoppiandone così gli effetti positivi. A risentirne sarebbe sicuramente il nostro Pianeta che vedrebbe rallentato il percorso verso una sostenibilità sempre più utopica.

La buona notizia è che comunicare si può (e si deve). L’importante è comunicare bene affidandosi a professionisti che hanno fatto di questa pratica la propria vita quotidiana, che si aggiornano quotidianamente in merito alle ultime disposizioni e che non si affidano al pressapochismo solo per uscire con una notizia ad effetto.

Affidarsi vuol dire fidarsi di e la fiducia nei confronti di chi si occupa di comunicazione green può impedire all’imprenditore di dover affrontare situazioni scomode (pratiche legali, sanzioni,…) che si sarebbero potute evitare.

In CeR abbiamo parlato di comunicazione green all’interno di un nostro Magazine e in altri interessanti articoli.

Non lasciare che le tue parole alzino muri ma fai in modo che creino ponti.