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Blockchain

Farzati Tech: innovazione per la tracciabilità nell’agroalimentare

By 7 Luglio 2020Maggio 9th, 2023No Comments
Farzati Tech innovazione per la tracciabilità agroalimentare blockchain

Tra i più recenti strumenti di tracciabilità proposti dall’innovazione digitale vi è da qualche anno la blockchain, nata nel mondo finanziario e sempre più applicata a diversi contesti di applicazione.

Molti grandi operatori del settore ICT da un lato, nonché grandi gruppi della distribuzione organizzata dall’altro, si stanno lanciando in progetti di tracciabilità che includono la tecnologia blockchain. Fino ad oggi la certificazione delle varie caratteristiche di qualità (Dop, Igp, Bio, ecc.) è stata appannaggio degli enti certificatori, mentre oggi la soluzione che con maggiore pervasività comunicativa viene proposta è appunto la blockchain.

La blockchain nell’agroalimentare

Ma la tecnologia blockchain è sufficiente come strumento di tracciabilità nel food? I risultati sono garantiti? Su questo tema abbiamo ascoltato la startup innovativa “Farzati Tech”, con sede in provincia di Salerno, nel Cilento, che da tempo svolge ricerca e sperimentazione in questo campo ed offre servizi e strumenti ad alta tecnologia sviluppati proprio nel campo della tracciabilità alimentare.

«La blockchain registra in modo sicuro eventi garantendone la sicurezza, la distribuzione e l’inconfutabilità, ma allo stesso tempo è importante definire l’informazione  di partenza, l’origine, che non può derivare, come avviene tuttora, dai processi tradizionali, spesso solo di tipo amministrativo, ma deve essere certificata in modo tale da poter garantire senza equivoci l’origine di un prodotto o della materia prima di cui si compone»

ci dice Giorgio Ciardella Cto e project manager della startup Farzati Tech, che aggiunge:

«In altre parole, la blockchain certifica in maniera immutabile le informazioni che entrano nel sistema; se queste informazioni non sono attendibili, non è la blockchain che può garantire il risultato finale».

 

Dall’aerospazio all’agrifood

La Farzati Tech nasce nel 2018 come spin-off della Farzati Consulting Srl, che si occupa da anni di sviluppo e consulenza informatica in ambito aerospaziale a livello internazionale.

«Con questa start up innovativa abbiamo appunto voluto trasferire le competenze maturate nella tracciabilità per l’aerospazio, attraverso una tecnologia da noi messa a punto, anche nell’agrifood.”

ci dice la Ceo founder del gruppo aziendale, Antonella Farzati.

«Con noi lavorano giovani talenti del territorio, di varia estrazione scientifica e professionale, ed alcuni di essi li abbiamo inseriti anche nella compagine sociale, creando così anche un forte spirito di coesione e di maggiore impegno sui nostri progetti».

Il food passport® ideato da Farzati Tech

Quali sono le soluzioni che potrebbero dare una risposta sicura basata sulla fiducia e la sostenibilità per rispondere alle esigenze di tracciabilità? Come si può creare l’informazione di base corretta che dovrà essere poi gestita dalla blockchain?

«La nostra esperienza in ambito food integra blockchain e tracciabilità digitale a partire dalla bio fingerprint, un’impronta biochimica resa digitale attraverso l’intelligenza artificiale, rilevata con un dispositivo portatile, che traccia e riconosce le molecole che compongono il prodotto e da cui prende inizio il percorso di tracciabilità. Il lavoro è iniziato oltre un anno fa, attraverso diverse collaborazioni scientifiche, con diverse Università Italiane, per testare le tecnologie digitali come la blockchain in combinazione con la chimica strumentale.

Il tutto attraverso un device che stiamo ulteriormente miniaturizzando e che consente in pochi secondi di leggere l’impronta del prodotto, con certezza dell’origine. Tale tecnologia, da noi chiamata “BluDev®”, brevettata, consente di poter rilasciare al cliente, azienda agricola o agroindustriale, il “foodpassport®” di un qualsiasi prodotto, dove il prodotto rappresenta la sua stessa etichetta».

Il foodpassport, quindi, permette di sfuggire alle frodi e tutela il marchio di prodotto, è il primo certificato digitale validato in blockchian e certificato da Ente di Certificazione.

«Si può considerare un’etichetta parlante che consente, anche al consumatore finale, attraverso il suo smartphone, di poter conoscere l’intera storia del prodotto, dall’origine alla distribuzione».

Su quali prodotti avete sperimentato il foodpassport

Avete maturato esperienze su qualche filiera in particolare?

«Stiamo da tempo lavorando su una serie di prodotti, per i quali la tecnologia è ormai matura, come il latte, i formaggi, le uova, il riso, la frutta secca e fresca e finanche i mitili, spigole, orate. Ma il prodotto dove abbiamo più dati in assoluto, è l’olio d’oliva, dove con il BluDev si riescono a distinguere le bio fingerprint delle diverse cultivar e anche dei blend.

Inoltre, con le impronte rilevate sullo stesso lotto di olio nel tempo, riusciamo a tener conto anche del naturale degrado della composizione biochimica lungo la shelf life del prodotto, che per l’olio è stimata in 18 mesi. Un risultato straordinario.  

Conclude il CTO della Farzati Tech che incoraggia ad andare avanti sulla strada della certificazione dell’origine e nell’affinamento della tecnologia e dello stesso device.

Farzati_Tech_innovazione_per_la_tracciabilità_nell’agroalimentare_

L’importanza della tracciabilità e rintracciabilità nella filiera agroalimentare

Le numerose emergenze alimentari, verificatesi nel corso degli ultimi anni, hanno determinato l’esigenza per il sistema agroalimentare di riconquistare la fiducia dei consumatori agendo soprattutto attraverso la ricostruzione della storia di un prodotto lungo tutta la filiera produttiva, dal primo anello della catena fino al consumatore ovvero “dal campo alla tavola”.

La trasparenza nel sistema agroalimentare viene assicurata attualmente dalla certificazione di origine di un prodotto mediante il ricorso a due strumenti, la tracciabilità e la rintracciabilità, che esprimono, in direzioni opposte, lo stesso concetto.

Farzati_innovazione_per_la_tracciabilità_nell’agroalimentare

Indipendentemente dalla filiera di appartenenza, la tracciabilità, quindi, ha l’obiettivo di garantire, da un lato la trasparenza e la fiducia del percorso di filiera dall’origine al consumo, e viceversa di dimostrarne la rintracciabilità a ritroso lungo tutta la filiera, a tutela del consumatore finale a tutti i livelli.

La blockchain nel settore agroalimentare campano

Per favorire l’implementazione di un sistema di tracciabilità della filiera agroalimentare regionale utilizzando le più moderne tecnologie digitali, la Regione Campania, prima in Italia, ha approvato di recente la legge regionale n. 3 del 2/03/2020, che prevede la prossima creazione di un sistema di gestione dei dati in “blockchain” e l’utilizzo volontario di sistemi orientati alla certificazione dell’origine degli alimenti, come la “biofingerprint”.

Ci dice l’on. Franco Picarone, presidente della Commissione Bilancio nel Consiglio regionale e primo firmatario della proposta di legge poi approvata:

«Il sistema agroalimentare campano è connotato dalla presenza di un gran numero di prodotti di eccellenza, in termini di qualità e tipicità, ma spesso le forme di tutela esistenti per garantire certezza dell’origine si limitano solo a procedure amministrative di controllo lungo le filiere, troppo spesso permeabili.

La legge regionale approvata consentirà a tutti i soggetti del sistema di poter accedere ad una piattaforma tecnologica digitale con risultati di elevata efficacia, in termini di velocità e certezza del dato, con risparmi anche sui controlli analitici. Per lo sviluppo della piattaforma si ricorrerà a specifica gara d’appalto».

La Campania, attraverso norme innovative ed esperienze avanzate nel campo delle più moderne tecnologie, lancia così la sfida per poter tracciare e certificare l’origine e la sicurezza delle proprie produzioni di eccellenza a tutela dei consumatori e della salute di tutti i cittadini.

Farzati Tech innovazione per la tracciabilità agroalimentare blockchain

Tra i più recenti strumenti di tracciabilità proposti dall’innovazione digitale vi è da qualche anno la blockchain, nata nel mondo finanziario e sempre più applicata a diversi contesti di applicazione.

Molti grandi operatori del settore ICT da un lato, nonché grandi gruppi della distribuzione organizzata dall’altro, si stanno lanciando in progetti di tracciabilità che includono la tecnologia blockchain. Fino ad oggi la certificazione delle varie caratteristiche di qualità (Dop, Igp, Bio, ecc.) è stata appannaggio degli enti certificatori, mentre oggi la soluzione che con maggiore pervasività comunicativa viene proposta è appunto la blockchain.

La blockchain nell’agroalimentare

Ma la tecnologia blockchain è sufficiente come strumento di tracciabilità nel food? I risultati sono garantiti? Su questo tema abbiamo ascoltato la startup innovativa “Farzati Tech”, con sede in provincia di Salerno, nel Cilento, che da tempo svolge ricerca e sperimentazione in questo campo ed offre servizi e strumenti ad alta tecnologia sviluppati proprio nel campo della tracciabilità alimentare.

«La blockchain registra in modo sicuro eventi garantendone la sicurezza, la distribuzione e l’inconfutabilità, ma allo stesso tempo è importante definire l’informazione  di partenza, l’origine, che non può derivare, come avviene tuttora, dai processi tradizionali, spesso solo di tipo amministrativo, ma deve essere certificata in modo tale da poter garantire senza equivoci l’origine di un prodotto o della materia prima di cui si compone»

ci dice Giorgio Ciardella Cto e project manager della startup Farzati Tech, che aggiunge:

«In altre parole, la blockchain certifica in maniera immutabile le informazioni che entrano nel sistema; se queste informazioni non sono attendibili, non è la blockchain che può garantire il risultato finale».

 

Dall’aerospazio all’agrifood

La Farzati Tech nasce nel 2018 come spin-off della Farzati Consulting Srl, che si occupa da anni di sviluppo e consulenza informatica in ambito aerospaziale a livello internazionale.

«Con questa start up innovativa abbiamo appunto voluto trasferire le competenze maturate nella tracciabilità per l’aerospazio, attraverso una tecnologia da noi messa a punto, anche nell’agrifood.”

ci dice la Ceo founder del gruppo aziendale, Antonella Farzati.

«Con noi lavorano giovani talenti del territorio, di varia estrazione scientifica e professionale, ed alcuni di essi li abbiamo inseriti anche nella compagine sociale, creando così anche un forte spirito di coesione e di maggiore impegno sui nostri progetti».

Il food passport® ideato da Farzati Tech

Quali sono le soluzioni che potrebbero dare una risposta sicura basata sulla fiducia e la sostenibilità per rispondere alle esigenze di tracciabilità? Come si può creare l’informazione di base corretta che dovrà essere poi gestita dalla blockchain?

«La nostra esperienza in ambito food integra blockchain e tracciabilità digitale a partire dalla bio fingerprint, un’impronta biochimica resa digitale attraverso l’intelligenza artificiale, rilevata con un dispositivo portatile, che traccia e riconosce le molecole che compongono il prodotto e da cui prende inizio il percorso di tracciabilità. Il lavoro è iniziato oltre un anno fa, attraverso diverse collaborazioni scientifiche, con diverse Università Italiane, per testare le tecnologie digitali come la blockchain in combinazione con la chimica strumentale.

Il tutto attraverso un device che stiamo ulteriormente miniaturizzando e che consente in pochi secondi di leggere l’impronta del prodotto, con certezza dell’origine. Tale tecnologia, da noi chiamata “BluDev®”, brevettata, consente di poter rilasciare al cliente, azienda agricola o agroindustriale, il “foodpassport®” di un qualsiasi prodotto, dove il prodotto rappresenta la sua stessa etichetta».

Il foodpassport, quindi, permette di sfuggire alle frodi e tutela il marchio di prodotto, è il primo certificato digitale validato in blockchian e certificato da Ente di Certificazione.

«Si può considerare un’etichetta parlante che consente, anche al consumatore finale, attraverso il suo smartphone, di poter conoscere l’intera storia del prodotto, dall’origine alla distribuzione».

Su quali prodotti avete sperimentato il foodpassport

Avete maturato esperienze su qualche filiera in particolare?

«Stiamo da tempo lavorando su una serie di prodotti, per i quali la tecnologia è ormai matura, come il latte, i formaggi, le uova, il riso, la frutta secca e fresca e finanche i mitili, spigole, orate. Ma il prodotto dove abbiamo più dati in assoluto, è l’olio d’oliva, dove con il BluDev si riescono a distinguere le bio fingerprint delle diverse cultivar e anche dei blend.

Inoltre, con le impronte rilevate sullo stesso lotto di olio nel tempo, riusciamo a tener conto anche del naturale degrado della composizione biochimica lungo la shelf life del prodotto, che per l’olio è stimata in 18 mesi. Un risultato straordinario.  

Conclude il CTO della Farzati Tech che incoraggia ad andare avanti sulla strada della certificazione dell’origine e nell’affinamento della tecnologia e dello stesso device.

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L’importanza della tracciabilità e rintracciabilità nella filiera agroalimentare

Le numerose emergenze alimentari, verificatesi nel corso degli ultimi anni, hanno determinato l’esigenza per il sistema agroalimentare di riconquistare la fiducia dei consumatori agendo soprattutto attraverso la ricostruzione della storia di un prodotto lungo tutta la filiera produttiva, dal primo anello della catena fino al consumatore ovvero “dal campo alla tavola”.

La trasparenza nel sistema agroalimentare viene assicurata attualmente dalla certificazione di origine di un prodotto mediante il ricorso a due strumenti, la tracciabilità e la rintracciabilità, che esprimono, in direzioni opposte, lo stesso concetto.

Farzati_innovazione_per_la_tracciabilità_nell’agroalimentare

Indipendentemente dalla filiera di appartenenza, la tracciabilità, quindi, ha l’obiettivo di garantire, da un lato la trasparenza e la fiducia del percorso di filiera dall’origine al consumo, e viceversa di dimostrarne la rintracciabilità a ritroso lungo tutta la filiera, a tutela del consumatore finale a tutti i livelli.

La blockchain nel settore agroalimentare campano

Per favorire l’implementazione di un sistema di tracciabilità della filiera agroalimentare regionale utilizzando le più moderne tecnologie digitali, la Regione Campania, prima in Italia, ha approvato di recente la legge regionale n. 3 del 2/03/2020, che prevede la prossima creazione di un sistema di gestione dei dati in “blockchain” e l’utilizzo volontario di sistemi orientati alla certificazione dell’origine degli alimenti, come la “biofingerprint”.

Ci dice l’on. Franco Picarone, presidente della Commissione Bilancio nel Consiglio regionale e primo firmatario della proposta di legge poi approvata:

«Il sistema agroalimentare campano è connotato dalla presenza di un gran numero di prodotti di eccellenza, in termini di qualità e tipicità, ma spesso le forme di tutela esistenti per garantire certezza dell’origine si limitano solo a procedure amministrative di controllo lungo le filiere, troppo spesso permeabili.

La legge regionale approvata consentirà a tutti i soggetti del sistema di poter accedere ad una piattaforma tecnologica digitale con risultati di elevata efficacia, in termini di velocità e certezza del dato, con risparmi anche sui controlli analitici. Per lo sviluppo della piattaforma si ricorrerà a specifica gara d’appalto».

La Campania, attraverso norme innovative ed esperienze avanzate nel campo delle più moderne tecnologie, lancia così la sfida per poter tracciare e certificare l’origine e la sicurezza delle proprie produzioni di eccellenza a tutela dei consumatori e della salute di tutti i cittadini.

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