Un’altra tappa per la sostenibilità è il diritto alla riparazione ed è legge. Noi ne abbiamo parlato qui.
Dal 2017 è stata istituita, per promuovere il valore e l’importanza della riparazione, la giornata internazionale della riparazione (Repair Day).
Nel 2024 è stata il 19 ottobre e la prossima è programmata per il 18 ottobre 2025.
Come ben evidenziato dal sito degli attivisti alla riparazione ogni anno vengono generate oltre 62 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici e solo il 15-22% di tutti i rifiuti elettronici generati finisce per essere riciclato.
La riparazione consente di risparmiare risorse, ridurre le emissioni di CO2 e ridurre il quantitativo dei rifiuti.
Qualcosa però “ci” sta mettendo i bastoni tra le ruote.
Qual è il problema?
Partiamo dall’inizio.
Cosa prevede il Diritto alla riparazione:
- obbliga i fabbricanti di prodotti al consumo a fornire servizi di riparazione tempestivi ed economici e a informare i consumatori sul loro diritto alla riparazione
- verrà strutturato un modulo europeo di informazione a disposizione dei consumatori per valutare e confrontare i servizi di riparazione
Quali sono gli obiettivi:
- rafforzare il mercato delle riparazioni dell’UE e a ridurne i costi
- rendere le riparazioni più accessibili
E quindi, qual è il problema?
Dal rapporto dell’Open Repair Alliance emerge che per oltre il 90% dei prodotti portati agli eventi di riparazione non è prevista riparazione. Gli ostacoli alla riparazione sono prevalentemente la mancanza di disponibilità dei pezzi di ricambio e/o i prezzi troppo alti per i pezzi di ricambio. Anche la progettazione del prodotto gioca un ruolo importante nell’impossibilità alla riparazione in quanto molti prodotti risultano essere inapribili.
Mentre si può ricorrere all’ecodesign per risolvere la questione inapribilità, è necessaria una nuova organizzazione per risolvere i problemi legati alla scarsità dei pezzi di ricambio o al loro alto prezzo. Per come stanno le cose oggi i pezzi di ricambio sono di appannaggio delle case produttrici dei prodotti e il prezzo deriva dalla mancanza di concorrenza sul mercato o dalle politiche di vendita che prevedono, invece della vendita di singoli pezzi, pezzi di ricambio solo come assemblaggio o gruppo di pezzi (bundling). Attualmente, per alcune marche, il solo costo dei ricambi vale il 70% del costo totale della riparazione.
Per la difesa dei consumatori sono necessarie linee guida estremamente precise (indice di riparabilità, già adottato in Francia) che tenga conto di cinque criteri principali: documentazione, facilità di smontaggio, disponibilità e prezzo dei pezzi di ricambio, e criteri specifici per il prodotto, ai quali assegnare dei punteggi. Con l’obbligo per i produttori di indicare il punteggio ottenuto sulla confezione del proprio prodotto. In Italia purtroppo non c’è niente di tutto ciò e i consumatori non ricevono alcun supporto.
È necessario quindi che la Ue fornisca al più presto linee guida sulla definizione di prezzi ‘ragionevoli’ per i pezzi di ricambio, una solida esecuzione del divieto di pratiche anti-riparazione e l’introduzione di incentivi finanziari nazionali per la riparazione da parte degli Stati membri dell’UE.
Un’altra tappa per la sostenibilità è il diritto alla riparazione ed è legge. Noi ne abbiamo parlato qui.
Dal 2017 è stata istituita, per promuovere il valore e l’importanza della riparazione, la giornata internazionale della riparazione (Repair Day).
Nel 2024 è stata il 19 ottobre e la prossima è programmata per il 18 ottobre 2025.
Come ben evidenziato dal sito degli attivisti alla riparazione ogni anno vengono generate oltre 62 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici e solo il 15-22% di tutti i rifiuti elettronici generati finisce per essere riciclato.
La riparazione consente di risparmiare risorse, ridurre le emissioni di CO2 e ridurre il quantitativo dei rifiuti.
Qualcosa però “ci” sta mettendo i bastoni tra le ruote.
Qual è il problema?
Partiamo dall’inizio.
Cosa prevede il Diritto alla riparazione:
- obbliga i fabbricanti di prodotti al consumo a fornire servizi di riparazione tempestivi ed economici e a informare i consumatori sul loro diritto alla riparazione
- verrà strutturato un modulo europeo di informazione a disposizione dei consumatori per valutare e confrontare i servizi di riparazione
Quali sono gli obiettivi:
- rafforzare il mercato delle riparazioni dell’UE e a ridurne i costi
- rendere le riparazioni più accessibili
E quindi, qual è il problema?
Dal rapporto dell’Open Repair Alliance emerge che per oltre il 90% dei prodotti portati agli eventi di riparazione non è prevista riparazione. Gli ostacoli alla riparazione sono prevalentemente la mancanza di disponibilità dei pezzi di ricambio e/o i prezzi troppo alti per i pezzi di ricambio. Anche la progettazione del prodotto gioca un ruolo importante nell’impossibilità alla riparazione in quanto molti prodotti risultano essere inapribili.
Mentre si può ricorrere all’ecodesign per risolvere la questione inapribilità, è necessaria una nuova organizzazione per risolvere i problemi legati alla scarsità dei pezzi di ricambio o al loro alto prezzo. Per come stanno le cose oggi i pezzi di ricambio sono di appannaggio delle case produttrici dei prodotti e il prezzo deriva dalla mancanza di concorrenza sul mercato o dalle politiche di vendita che prevedono, invece della vendita di singoli pezzi, pezzi di ricambio solo come assemblaggio o gruppo di pezzi (bundling). Attualmente, per alcune marche, il solo costo dei ricambi vale il 70% del costo totale della riparazione.
Per la difesa dei consumatori sono necessarie linee guida estremamente precise (indice di riparabilità, già adottato in Francia) che tenga conto di cinque criteri principali: documentazione, facilità di smontaggio, disponibilità e prezzo dei pezzi di ricambio, e criteri specifici per il prodotto, ai quali assegnare dei punteggi. Con l’obbligo per i produttori di indicare il punteggio ottenuto sulla confezione del proprio prodotto. In Italia purtroppo non c’è niente di tutto ciò e i consumatori non ricevono alcun supporto.
È necessario quindi che la Ue fornisca al più presto linee guida sulla definizione di prezzi ‘ragionevoli’ per i pezzi di ricambio, una solida esecuzione del divieto di pratiche anti-riparazione e l’introduzione di incentivi finanziari nazionali per la riparazione da parte degli Stati membri dell’UE.