Il modello di Open Innovation nasce dall’esigenza delle imprese italiane ed europee di raccogliere idee, ricerche e proposte non solo da funzioni aziendali interne ma anche da enti esterni.
Questo grosso cambiamento cerca di radicarsi in un contesto industriale dove, per decenni, si è sempre ragionato considerando come valido unicamente ciò che viene proposto e sviluppato internamente all’azienda. Spesso però avere a che fare sempre con la stessa realtà fa perdere la visione d’insieme rallentando i nuovi progetti e non sfruttando le potenzialità della multidisciplinarità, a discapito dei prodotti e servizi commercializzati.
Le società che puntano all’eccellenza e ad espandere i proprio business dovranno dimostrare la loro abilità nel cambiare mentalità e nel mostrarsi disponibili alla condivisione di alcune informazioni, al fine di ottenere in cambio delle idee o proposte che potrebbero migliorare il loro attuale processo produttivo.
Come le società affrontano un nuovo progetto
La realtà industriale italiana è conosciuta in tutto il mondo per la sua capacità di creare prodotti e servizi innovativi e sempre di tendenza, dall’abbigliamento all’arredamento.
Questa fama si è radicata dopo diversi anni in cui le aziende italiane hanno saputo imporsi nel mercato mondiale grazie alla qualità dei prodotti ed al design unico, grazie soprattutto alle proprie radici che in molti casi derivano direttamente dal settore dell’artigianato.
Negli anni le imprese si sono dovute evolvere notevolmente per far fronte ai cambiamenti economici e tecnologici. Sono nati così i diversi reparti produttivi e le differenti funzioni aziendali. Ognuno di questi nuovi organi acquisiva le conoscenze necessarie per affrontare il presente e sviluppava un notevole know-how per fronteggiare gli sviluppi futuri.
La scienza e la tecnica settoriale hanno subito una crescita vertiginosa dalla seconda metà del ‘900 fino agli inizi degli anni 2000 e le realtà che sono riuscite a sopravvivere hanno sicuramente dovuto essere capaci di cambiare e adattarsi alle esigenze di mercato. Alla base di ogni trasformazione c’era senza dubbio il segreto aziendale, che garantiva di essere sempre un passo avanti rispetto ai propri competitor. Questo modo di affrontare ogni cambiamento senza uscire mai dal contesto dell’azienda in oggetto viene chiamato Closed Innovation, qualunque cosa viene sviluppata e realizzata internamente.
Dal 2000 ad oggi invece abbiamo assistito a sviluppi settoriali molto più contenuti ma a cambiamenti multidisciplinari estremamente più marcati. Ormai l’azienda di abbigliamento, ad esempio, non deve avere solo un reparto produttivo all’altezza ma ci sarà bisogno anche di: un reparto marketing che si occupi di pubblicizzare i prodotti nel mercato, un reparto tecnico che sia sempre al passo con le nuove tecnologie, un ufficio IT (Internet Technology) che si occupi di gestire i dispositivi sempre più interconnessi, e così via. La multidisciplinarità e la necessità di garantire un progresso costante ad ogni area sta facendo rivisitare la classica struttura aziendale.
Da questo esempio si percepisce come il modello aziendale inteso com’è stato fino pochi anni fa non sia più all’altezza dei cambiamenti economici e sociali a cui si sta assistendo.
Come la Open Innovation migliorerà i processi
Le funzioni aziendali sono tendenzialmente sempre occupate nel rincorrere il processo produttivo e difficilmente hanno sufficiente tempo e risorse da investire in R&D (Research & Development). Proprio da quest’ultimo invece partono le idee pilota capaci di rivoluzionare il processo od i metodi produttivi.
L’avanguardia tecnologica può dirsi ormai ad un livello talmente elevato che non ci si può aspettare che nel futuro prossimo possano realizzarsi cambiamenti drastici. Proprio per questo motivo l’unico modo per migliorare i processi è agire direttamente sulla sua tipologia o singolarmente sulle fasi del processo.
L’Open Innovation è un modello basato su idee e progetti provenienti da fonti esterne all’azienda. Questo non implica di dover rivelare i propri segreti aziendali ma più semplicemente di condividere alcune fasi del processo produttivo, per vedere se a qualcuno possa venire in mente un’idea migliorativa.
I soggetti potenzialmente coinvolti sono molteplici.
Scuole
Si sente molto spesso parlare di come le scuole cerchino da anni di inserire i propri studenti all’interno delle realtà lavorative prima ancora di acquisire il diploma. Le scuole superiori rappresentano un periodo di grandi cambiamenti per coloro che si trovano a dover scegliere fra università o lavoro.
Sicuramente esperienze di stage, tirocini o collaborazioni potrebbero risultare di fondamentale importanza per far comprendere allo studente quale sia la strada che vuole intraprendere. Toccando con mano il mondo del lavoro avrebbe la possibilità di prendere una decisione basandosi sulle reali prospettive e non solo su quelle teoriche discusse in aula.
Le potenzialità intellettuali e la volontà di competizione sono le leve da dover sfruttare per convertire un adolescente irrequieto in un giovane che ha acquisito sufficiente esperienza per affrontare le grandi decisioni che lo aspettano nei suoi prossimi anni.
Chiaramente non ci si aspetta che uno studente di 5° superiore possa rivoluzionare un’azienda, ma spesso l’elasticità mentale e la spontaneità potrebbero portare a qualche piccolo ma efficace cambiamento.
Università
In questo ambito, una delle criticità di cui si discute di più è la mancanza di contatto con la realtà lavorativa degli studenti universitari. La Open Innovation vuole imporsi come nuovo metodo di lavoro in cui diversi organismi possono collaborare e crescere ognuno nel proprio ambito.
Dopo tanti anni di studi non si vede l’ora di mettersi alla prova per testare le proprie abilità e mettere a frutto ciò che da tanti anni si studia. Le aziende mettono a disposizione dei case-study riguardanti criticità che, ad ora, non sono riusciti a risolvere e gruppi di studenti potrebbero mettere a disposizione tutte le nozioni acquisite per migliorare il processo o prodotto.
Il background teorico unito ad una collaborazione di questo tipo potrebbe condurre ad alcuni miglioramenti o scoperte di una certa rilevanza.
Ne deriva un maggior interesse per l’ambiente lavorativo e una maggiore consapevolezza che tutti i libri studiati siano effettivamente fondamentali per affrontare al meglio il domani.
Fornitori
Coloro che producono un bene per poi venderlo ad un’azienda sono forse quelli più interessati a collaborare al fine di migliorare il prodotto. Avere la possibilità di entrare nel processo produttivo ed avere accesso a dati di campo più completi aiuterebbe fortemente a creare un prodotto più adatto ed efficace.
Oltre questo vi è la difficoltà di un fornitore di ricevere feedback puntuali circa il funzionamento del suo software o hardware nel contesto aziendale. I benefici derivanti da bug-fixing sarebbero ovviamente di utilità mutua.
Attualmente invece il fornitore interviene tipicamente solo a seguito di una anomalia o di un guasto senza disporre di tutti quei dati pregressi che potrebbero aiutare non solo a risolvere la criticità ma anche ad evitare che si verifichi nuovamente.
Avendo accesso ai dati potrebbe non solo migliorare il servizio o prodotto del cliente che ha deciso di collaborare, ma anche di tutti gli altri a cui lo ha venduto. Ne deriva ovviamente una grande riduzione di costi di gestione ed un progresso tecnologico molto più fluido.
Enti di ricerca
Il loro compito consiste nell’intraprendere percorsi di ricerca che potenzialmente possono portare a risultati promettenti, nei campi più disparati, dall’aeronautica alla medicina.
Degli altri elencati sono sicuramente quelli più svantaggiati a causa della forte riduzione di contributi negli ultimi anni ed alle poche tutele legislative.
Incontrano principalmente due grandi difficoltà: l’accesso ad infrastrutture adeguate e la indisponibilità di fondi. In questo senso il bando Horizon 2020 sta aiutando fortemente tutto il settore di ricerca, finanziando i progetti e dando la possibilità di portare avanti ricerche anche nei settori meno convenzionali.
Grazie al modello di Open Innovation inoltre si favorirà il loro accesso direttamente nelle realtà aziendali che operano negli stessi settori, favorendo una maggiore disponibilità di informazioni di campo e condivisione di know-how.
Si immagini quanti potrebbero essere i benefici per gli Enti di ricerca se le loro teorie potessero essere applicate direttamente al processo industriale, verificando non solo la bontà di ciò che si è scoperto ma anche la replicabilità nel processo stesso. Alcune delle criticità maggiori non si verificano per la scorrettezza di quello che si sostiene ma per non aver considerato delle problematiche che riguardano l’intorno.
Azienda
Condividere alcuni dati od alcune fasi del processo potrebbero destare non pochi pensieri per le aziende che decidono di credere nella Open Innovation. Queste preoccupazioni potrebbero essere ben presto placate se si intuissero realmente le grandi potenzialità di questo modello.
Si avrebbe l’occasione di far intervenire organizzazioni esterne per la risoluzione di alcuni problemi che molto probabilmente si verificano da anni nelle aziende. Tutto questo non comporterebbe una spesa economica anzi, con molta probabilità, ne deriverebbe un guadagno.
La maggior parte delle Aziende non possono più permettersi modelli basati su closed innovation a causa degli alti costi di gestione ed alla necessaria presenza di competenze verticali. Questo porta alla necessità di doversi affidare a società esterne per poter riuscire ad arrivare fin dove poco tempo prima si riusciva ad arrivare soli.
Esperienze di Joint Venture, ovvero collaborazione fra due o più aziende, stanno prendendo sempre più piede nel mercato mondiale poiché si ha la possibilità di unire le forze di due o più società diverse per raggiungere traguardi sempre più in alto. Ognuno tenderà a sfruttare i propri punti forti e ad affidarsi a voci più esperte riguardo i campi in cui si eccelle meno. Come si intende quello che ne deriva è un insieme più sicuro e determinato.
Un punto fondamentale riguardante invece gli enti, le università e le scuole è che si ha la possibilità di venire già a contatto con coloro che probabilmente un domani aspireranno a lavorare nella propria azienda. Poter crescere i talenti del domani mette sicuramente in una posizione di ottimo poiché “fidelizza” ad esempio lo studente e parallelamente consente di sapere già prima dell’assunzione se una figura è o meno valida.
Modelli per l’incentivazione
Entro il mese di maggio ci si aspetta la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto attuativo riguardante il l’incentivazione in materia di innovation managing. L’incentivo è erogato sotto forma di voucher e viene alimentato da un fondo perduto.
Riguarda unicamente le PMI (Piccole e Medie Imprese) che vogliano investire in:
- Processi di trasformazione tecnologica e digitale sfruttando le tecnologie incluse nel Piano Nazionale Industria 4.0, in cui rientra l’Open Innovation.
- Processi di ammodernamento degli asset gestionali e organizzativi di impresa, includendo anche l’accesso ai mercati finanziari e dei capitali.
Questo incentivo ha introdotto per la prima volta il ruolo dell’innovation manager ovvero quella figura che sosterrà l’azienda nei processi di trasformazione tecnologica e digitale. Ricorrere a consulenze specialistiche può essere proibitivo per molte realtà a causa degli alti costi orari provocando una stagnazione aziendale piuttosto che un progresso.
Avere la possibilità di sfruttare dei voucher consente di alleggerire il conto spesa senza dover rinunciare ad azioni per il miglioramento per la propria realtà aziendale.
Le start-up come rampa di lancio
Negli ultimi anni le start-up sono state sicuramente le realtà che hanno dimostrato essere più reattive nel mercato e capaci di adattarsi alle più disparate esigenze. Vengono costituite principalmente in forma temporanea o come società di capitali in cerca di una struttura da poter replicare per affermarsi.
Non tutte le aziende di recente creazione possono definirsi delle start-up poiché requisito fondamentale è che cerchino di affermarsi in dei mercati non ancora esplorati o affermati.
Le caratteristiche principali sono:
- Temporaneità: nessuna start-up viene fondata con la convinzione che rimarrà sul mercato per molto tempo. Lo scopo è quello di dimostrare quanto prima la propria validità sul mercato e di trasformarsi successivamente in società vera o propria o di essere acquisita da una già consolidata.
- Approccio sperimentale: il loro approccio è basato su scelte poco conformiste e molto rischiose che potrebbero condurre ad un trampolino di lancio o fermare sul nascere il business. Una stessa start-up potrebbe aver bisogno di molti tentativi diversi prima che il mercato la accolga e la consideri valida.
- Scalabile e ripetibile: affinché possa crescere molto velocemente ed inserirsi nel difficile mercato concorrenziale è necessario che la struttura aziendale possa subire dei ridimensionamenti o replicarsi senza che si verifichino criticità.
Uno dei più grandi punti di forza di questo modello societario è la facilità con cui è possibile iscriverla al Registro delle Imprese, a dimostrazione di voler semplificare le procedure e massimizzare la resa. Alternativamente la registrazione di un’azienda vera e propria richiederebbe invece una notevole complicazione formale ed un impegno economico molto differente.
Chiunque voglia mettersi in gioco e creda fortemente nel progetto che sta conducendo ha la possibilità di sondare il mercato e collaborare con le grandi aziende del settore di cui ha attratto l’attenzione. Degli studenti con un progetto in mente potrebbero velocemente registrare la propria start-up e constatare velocemente se ottiene o meno dei riscontri dal mercato.
Possono sicuramente considerarsi come le società per eccellenza che operano nel settore dell’Open Innovation e per questa ragione fortemente tutelate dal punto di vista economico ed amministrativo.
Per potersi considerare un’azienda che opera in ambito di Open Innovation non occorre rispettare una lista di requisiti, come succedeva per il Piano Nazionale Industria 4.0, ma essere sufficientemente lungimiranti per capire che questo cambio di mentalità sarà l’unico modo per imporsi sul mercato ed operare con marginalità.
In un mercato in continua espansione e caratterizzato sempre più dal coinvolgimento contemporaneo di realtà multisettoriali i rapporti di collaborazione saranno le attività chiave per il raggiungimento di un obiettivo produttivo ed economico comune.
Il modello di Open Innovation nasce dall’esigenza delle imprese italiane ed europee di raccogliere idee, ricerche e proposte non solo da funzioni aziendali interne ma anche da enti esterni.
Questo grosso cambiamento cerca di radicarsi in un contesto industriale dove, per decenni, si è sempre ragionato considerando come valido unicamente ciò che viene proposto e sviluppato internamente all’azienda. Spesso però avere a che fare sempre con la stessa realtà fa perdere la visione d’insieme rallentando i nuovi progetti e non sfruttando le potenzialità della multidisciplinarità, a discapito dei prodotti e servizi commercializzati.
Le società che puntano all’eccellenza e ad espandere i proprio business dovranno dimostrare la loro abilità nel cambiare mentalità e nel mostrarsi disponibili alla condivisione di alcune informazioni, al fine di ottenere in cambio delle idee o proposte che potrebbero migliorare il loro attuale processo produttivo.
Come le società affrontano un nuovo progetto
La realtà industriale italiana è conosciuta in tutto il mondo per la sua capacità di creare prodotti e servizi innovativi e sempre di tendenza, dall’abbigliamento all’arredamento.
Questa fama si è radicata dopo diversi anni in cui le aziende italiane hanno saputo imporsi nel mercato mondiale grazie alla qualità dei prodotti ed al design unico, grazie soprattutto alle proprie radici che in molti casi derivano direttamente dal settore dell’artigianato.
Negli anni le imprese si sono dovute evolvere notevolmente per far fronte ai cambiamenti economici e tecnologici. Sono nati così i diversi reparti produttivi e le differenti funzioni aziendali. Ognuno di questi nuovi organi acquisiva le conoscenze necessarie per affrontare il presente e sviluppava un notevole know-how per fronteggiare gli sviluppi futuri.
La scienza e la tecnica settoriale hanno subito una crescita vertiginosa dalla seconda metà del ‘900 fino agli inizi degli anni 2000 e le realtà che sono riuscite a sopravvivere hanno sicuramente dovuto essere capaci di cambiare e adattarsi alle esigenze di mercato. Alla base di ogni trasformazione c’era senza dubbio il segreto aziendale, che garantiva di essere sempre un passo avanti rispetto ai propri competitor. Questo modo di affrontare ogni cambiamento senza uscire mai dal contesto dell’azienda in oggetto viene chiamato Closed Innovation, qualunque cosa viene sviluppata e realizzata internamente.
Dal 2000 ad oggi invece abbiamo assistito a sviluppi settoriali molto più contenuti ma a cambiamenti multidisciplinari estremamente più marcati. Ormai l’azienda di abbigliamento, ad esempio, non deve avere solo un reparto produttivo all’altezza ma ci sarà bisogno anche di: un reparto marketing che si occupi di pubblicizzare i prodotti nel mercato, un reparto tecnico che sia sempre al passo con le nuove tecnologie, un ufficio IT (Internet Technology) che si occupi di gestire i dispositivi sempre più interconnessi, e così via. La multidisciplinarità e la necessità di garantire un progresso costante ad ogni area sta facendo rivisitare la classica struttura aziendale.
Da questo esempio si percepisce come il modello aziendale inteso com’è stato fino pochi anni fa non sia più all’altezza dei cambiamenti economici e sociali a cui si sta assistendo.
Come la Open Innovation migliorerà i processi
Le funzioni aziendali sono tendenzialmente sempre occupate nel rincorrere il processo produttivo e difficilmente hanno sufficiente tempo e risorse da investire in R&D (Research & Development). Proprio da quest’ultimo invece partono le idee pilota capaci di rivoluzionare il processo od i metodi produttivi.
L’avanguardia tecnologica può dirsi ormai ad un livello talmente elevato che non ci si può aspettare che nel futuro prossimo possano realizzarsi cambiamenti drastici. Proprio per questo motivo l’unico modo per migliorare i processi è agire direttamente sulla sua tipologia o singolarmente sulle fasi del processo.
L’Open Innovation è un modello basato su idee e progetti provenienti da fonti esterne all’azienda. Questo non implica di dover rivelare i propri segreti aziendali ma più semplicemente di condividere alcune fasi del processo produttivo, per vedere se a qualcuno possa venire in mente un’idea migliorativa.
I soggetti potenzialmente coinvolti sono molteplici.
Scuole
Si sente molto spesso parlare di come le scuole cerchino da anni di inserire i propri studenti all’interno delle realtà lavorative prima ancora di acquisire il diploma. Le scuole superiori rappresentano un periodo di grandi cambiamenti per coloro che si trovano a dover scegliere fra università o lavoro.
Sicuramente esperienze di stage, tirocini o collaborazioni potrebbero risultare di fondamentale importanza per far comprendere allo studente quale sia la strada che vuole intraprendere. Toccando con mano il mondo del lavoro avrebbe la possibilità di prendere una decisione basandosi sulle reali prospettive e non solo su quelle teoriche discusse in aula.
Le potenzialità intellettuali e la volontà di competizione sono le leve da dover sfruttare per convertire un adolescente irrequieto in un giovane che ha acquisito sufficiente esperienza per affrontare le grandi decisioni che lo aspettano nei suoi prossimi anni.
Chiaramente non ci si aspetta che uno studente di 5° superiore possa rivoluzionare un’azienda, ma spesso l’elasticità mentale e la spontaneità potrebbero portare a qualche piccolo ma efficace cambiamento.
Università
In questo ambito, una delle criticità di cui si discute di più è la mancanza di contatto con la realtà lavorativa degli studenti universitari. La Open Innovation vuole imporsi come nuovo metodo di lavoro in cui diversi organismi possono collaborare e crescere ognuno nel proprio ambito.
Dopo tanti anni di studi non si vede l’ora di mettersi alla prova per testare le proprie abilità e mettere a frutto ciò che da tanti anni si studia. Le aziende mettono a disposizione dei case-study riguardanti criticità che, ad ora, non sono riusciti a risolvere e gruppi di studenti potrebbero mettere a disposizione tutte le nozioni acquisite per migliorare il processo o prodotto.
Il background teorico unito ad una collaborazione di questo tipo potrebbe condurre ad alcuni miglioramenti o scoperte di una certa rilevanza.
Ne deriva un maggior interesse per l’ambiente lavorativo e una maggiore consapevolezza che tutti i libri studiati siano effettivamente fondamentali per affrontare al meglio il domani.
Fornitori
Coloro che producono un bene per poi venderlo ad un’azienda sono forse quelli più interessati a collaborare al fine di migliorare il prodotto. Avere la possibilità di entrare nel processo produttivo ed avere accesso a dati di campo più completi aiuterebbe fortemente a creare un prodotto più adatto ed efficace.
Oltre questo vi è la difficoltà di un fornitore di ricevere feedback puntuali circa il funzionamento del suo software o hardware nel contesto aziendale. I benefici derivanti da bug-fixing sarebbero ovviamente di utilità mutua.
Attualmente invece il fornitore interviene tipicamente solo a seguito di una anomalia o di un guasto senza disporre di tutti quei dati pregressi che potrebbero aiutare non solo a risolvere la criticità ma anche ad evitare che si verifichi nuovamente.
Avendo accesso ai dati potrebbe non solo migliorare il servizio o prodotto del cliente che ha deciso di collaborare, ma anche di tutti gli altri a cui lo ha venduto. Ne deriva ovviamente una grande riduzione di costi di gestione ed un progresso tecnologico molto più fluido.
Enti di ricerca
Il loro compito consiste nell’intraprendere percorsi di ricerca che potenzialmente possono portare a risultati promettenti, nei campi più disparati, dall’aeronautica alla medicina.
Degli altri elencati sono sicuramente quelli più svantaggiati a causa della forte riduzione di contributi negli ultimi anni ed alle poche tutele legislative.
Incontrano principalmente due grandi difficoltà: l’accesso ad infrastrutture adeguate e la indisponibilità di fondi. In questo senso il bando Horizon 2020 sta aiutando fortemente tutto il settore di ricerca, finanziando i progetti e dando la possibilità di portare avanti ricerche anche nei settori meno convenzionali.
Grazie al modello di Open Innovation inoltre si favorirà il loro accesso direttamente nelle realtà aziendali che operano negli stessi settori, favorendo una maggiore disponibilità di informazioni di campo e condivisione di know-how.
Si immagini quanti potrebbero essere i benefici per gli Enti di ricerca se le loro teorie potessero essere applicate direttamente al processo industriale, verificando non solo la bontà di ciò che si è scoperto ma anche la replicabilità nel processo stesso. Alcune delle criticità maggiori non si verificano per la scorrettezza di quello che si sostiene ma per non aver considerato delle problematiche che riguardano l’intorno.
Azienda
Condividere alcuni dati od alcune fasi del processo potrebbero destare non pochi pensieri per le aziende che decidono di credere nella Open Innovation. Queste preoccupazioni potrebbero essere ben presto placate se si intuissero realmente le grandi potenzialità di questo modello.
Si avrebbe l’occasione di far intervenire organizzazioni esterne per la risoluzione di alcuni problemi che molto probabilmente si verificano da anni nelle aziende. Tutto questo non comporterebbe una spesa economica anzi, con molta probabilità, ne deriverebbe un guadagno.
La maggior parte delle Aziende non possono più permettersi modelli basati su closed innovation a causa degli alti costi di gestione ed alla necessaria presenza di competenze verticali. Questo porta alla necessità di doversi affidare a società esterne per poter riuscire ad arrivare fin dove poco tempo prima si riusciva ad arrivare soli.
Esperienze di Joint Venture, ovvero collaborazione fra due o più aziende, stanno prendendo sempre più piede nel mercato mondiale poiché si ha la possibilità di unire le forze di due o più società diverse per raggiungere traguardi sempre più in alto. Ognuno tenderà a sfruttare i propri punti forti e ad affidarsi a voci più esperte riguardo i campi in cui si eccelle meno. Come si intende quello che ne deriva è un insieme più sicuro e determinato.
Un punto fondamentale riguardante invece gli enti, le università e le scuole è che si ha la possibilità di venire già a contatto con coloro che probabilmente un domani aspireranno a lavorare nella propria azienda. Poter crescere i talenti del domani mette sicuramente in una posizione di ottimo poiché “fidelizza” ad esempio lo studente e parallelamente consente di sapere già prima dell’assunzione se una figura è o meno valida.
Modelli per l’incentivazione
Entro il mese di maggio ci si aspetta la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto attuativo riguardante il l’incentivazione in materia di innovation managing. L’incentivo è erogato sotto forma di voucher e viene alimentato da un fondo perduto.
Riguarda unicamente le PMI (Piccole e Medie Imprese) che vogliano investire in:
- Processi di trasformazione tecnologica e digitale sfruttando le tecnologie incluse nel Piano Nazionale Industria 4.0, in cui rientra l’Open Innovation.
- Processi di ammodernamento degli asset gestionali e organizzativi di impresa, includendo anche l’accesso ai mercati finanziari e dei capitali.
Questo incentivo ha introdotto per la prima volta il ruolo dell’innovation manager ovvero quella figura che sosterrà l’azienda nei processi di trasformazione tecnologica e digitale. Ricorrere a consulenze specialistiche può essere proibitivo per molte realtà a causa degli alti costi orari provocando una stagnazione aziendale piuttosto che un progresso.
Avere la possibilità di sfruttare dei voucher consente di alleggerire il conto spesa senza dover rinunciare ad azioni per il miglioramento per la propria realtà aziendale.
Le start-up come rampa di lancio
Negli ultimi anni le start-up sono state sicuramente le realtà che hanno dimostrato essere più reattive nel mercato e capaci di adattarsi alle più disparate esigenze. Vengono costituite principalmente in forma temporanea o come società di capitali in cerca di una struttura da poter replicare per affermarsi.
Non tutte le aziende di recente creazione possono definirsi delle start-up poiché requisito fondamentale è che cerchino di affermarsi in dei mercati non ancora esplorati o affermati.
Le caratteristiche principali sono:
- Temporaneità: nessuna start-up viene fondata con la convinzione che rimarrà sul mercato per molto tempo. Lo scopo è quello di dimostrare quanto prima la propria validità sul mercato e di trasformarsi successivamente in società vera o propria o di essere acquisita da una già consolidata.
- Approccio sperimentale: il loro approccio è basato su scelte poco conformiste e molto rischiose che potrebbero condurre ad un trampolino di lancio o fermare sul nascere il business. Una stessa start-up potrebbe aver bisogno di molti tentativi diversi prima che il mercato la accolga e la consideri valida.
- Scalabile e ripetibile: affinché possa crescere molto velocemente ed inserirsi nel difficile mercato concorrenziale è necessario che la struttura aziendale possa subire dei ridimensionamenti o replicarsi senza che si verifichino criticità.
Uno dei più grandi punti di forza di questo modello societario è la facilità con cui è possibile iscriverla al Registro delle Imprese, a dimostrazione di voler semplificare le procedure e massimizzare la resa. Alternativamente la registrazione di un’azienda vera e propria richiederebbe invece una notevole complicazione formale ed un impegno economico molto differente.
Chiunque voglia mettersi in gioco e creda fortemente nel progetto che sta conducendo ha la possibilità di sondare il mercato e collaborare con le grandi aziende del settore di cui ha attratto l’attenzione. Degli studenti con un progetto in mente potrebbero velocemente registrare la propria start-up e constatare velocemente se ottiene o meno dei riscontri dal mercato.
Possono sicuramente considerarsi come le società per eccellenza che operano nel settore dell’Open Innovation e per questa ragione fortemente tutelate dal punto di vista economico ed amministrativo.
Per potersi considerare un’azienda che opera in ambito di Open Innovation non occorre rispettare una lista di requisiti, come succedeva per il Piano Nazionale Industria 4.0, ma essere sufficientemente lungimiranti per capire che questo cambio di mentalità sarà l’unico modo per imporsi sul mercato ed operare con marginalità.
In un mercato in continua espansione e caratterizzato sempre più dal coinvolgimento contemporaneo di realtà multisettoriali i rapporti di collaborazione saranno le attività chiave per il raggiungimento di un obiettivo produttivo ed economico comune.