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esg gender equality

L’importanza dell’ESG gender equality. Nel nostro ultimo Magazine abbiamo parlato, tra le altre cose, di donne e lavoro evidenziando le disparità che ancora oggi ci sono tra lavoratori donne e lavoratori uomini.

A livello salariale, ad esempio, le donne guadagnano ancora oggi a parità di posizione circa il 30% in meno rispetto ai loro colleghi uomini.

La differenza nel mondo del lavoro tra uomini e donne è una storia che parte da lontano.

In un mondo che va in questa direzione nascono dei visionari. Persone, industriali, che non si accontentano di come vanno le cose ma che vogliono fare la differenza. Uomini che, grazie alla loro posizione, riescono a proporre una modalità diversa a quello che al tempo era catena di montaggio e pochi diritti.

Considerata da sempre debole, inferiore all’uomo sia per conformazione fisica che mentale, la donna resta per innumerevole tempo confinata agli ambiti domestici.

Nel 1875 viene concesso l’accesso all’università ma l’accesso al mondo del lavoro è tutta un’altra questione.

Solo nel XIX secolo con la crescita dell’industrializzazione e il progressivo abbandono delle campagne le donne iniziano a essere considerate forza lavoro e a trovare occupazione fuori dall’ambito familiare. In Italia la prima legge a tutela del lavoro femminile viene approvata il 19 giugno 1902 e solo con la legge 17 luglio 1919 viene sancito il diritto per le donne di accedere a impieghi pubblici.

Per lungo tempo tuttavia il lavoro femminile resta relegato a lavoro di fabbrica e le donne vengono tenute lontano non solo da posizioni manageriali ma anche dalla maggior parte delle professioni, ritenute di appannaggio maschile.

Per la donna resta inteso che il lavoro principale è quello casalingo e il lavoro extradomestico assume il ruolo di accessorietà e di poca importanza.

Le responsabilità principali della donna restano, per lungo tempo, la gestione della casa e l’accudimento della prole con tutti gli impegni e le limitazioni che da questo derivano.

I tempi per maternità e allattamento vengono visti come costi per l’imprenditore che dovendo effettuare un’assunzione rivolge la sua attenzione, in mancanza di tutele specifiche, preferibilmente su un soggetto maschile.

In passato il matrimonio o la nascita di un figlio erano motivo di licenziamento immediato per la lavoratrice donna che non aveva la possibilità di far valere i suoi diritti in quanto inesistenti.

Oggi si parla di congedo, di camere per l’allattamento, di riposi giornalieri, di mantenimento del posto di lavoro e di divieto al licenziamento, di asili nido aziendali ma ancora oggi in sede di colloquio ci si sente domandare “lei è sposata?”

Viene da chiedersi se ci siamo veramente allontanati dai tempi del licenziamento causa matrimonio o se abbiamo solo imparato a mascherare meglio una forma mentale che ci spinge a considerare le donne (per fortuna non tutti lo fanno) inferiori e meno meritevoli perché per cultura, tradizione o forse per capacità intrinseche sono più dedite alla cura dei figli o dei genitori anziani rispetto al corrispondente maschile.

Sono, dal lontano 1875, stati fatti tantissimi passi avanti a tema parità ma siamo ancora molto lontani dal traguardo.

Continua a leggerci.

Nei nostri Magazine ci sono sempre articoli interessanti e puoi trovare nuove idee per il tuo business o anche solo soddisfare una curiosità. Ci vediamo a settembre con il nuovo numero.

magazine consulenza e risorse
esg gender equality

Nel nostro ultimo Magazine abbiamo parlato, tra le altre cose, di donne e lavoro evidenziando le disparità che ancora oggi ci sono tra lavoratori donne e lavoratori uomini.

A livello salariale, ad esempio, le donne guadagnano ancora oggi a parità di posizione circa il 30% in meno rispetto ai loro colleghi uomini.

La differenza nel mondo del lavoro tra uomini e donne è una storia che parte da lontano.

In un mondo che va in questa direzione nascono dei visionari. Persone, industriali, che non si accontentano di come vanno le cose ma che vogliono fare la differenza. Uomini che, grazie alla loro posizione, riescono a proporre una modalità diversa a quello che al tempo era catena di montaggio e pochi diritti.

Considerata da sempre debole, inferiore all’uomo sia per conformazione fisica che mentale, la donna resta per innumerevole tempo confinata agli ambiti domestici.

Nel 1875 viene concesso l’accesso all’università ma l’accesso al mondo del lavoro è tutta un’altra questione.

Solo nel XIX secolo con la crescita dell’industrializzazione e il progressivo abbandono delle campagne le donne iniziano a essere considerate forza lavoro e a trovare occupazione fuori dall’ambito familiare. In Italia la prima legge a tutela del lavoro femminile viene approvata il 19 giugno 1902 e solo con la legge 17 luglio 1919 viene sancito il diritto per le donne di accedere a impieghi pubblici.

Per lungo tempo tuttavia il lavoro femminile resta relegato a lavoro di fabbrica e le donne vengono tenute lontano non solo da posizioni manageriali ma anche dalla maggior parte delle professioni, ritenute di appannaggio maschile.

Per la donna resta inteso che il lavoro principale è quello casalingo e il lavoro extradomestico assume il ruolo di accessorietà e di poca importanza.

Le responsabilità principali della donna restano, per lungo tempo, la gestione della casa e l’accudimento della prole con tutti gli impegni e le limitazioni che da questo derivano.

I tempi per maternità e allattamento vengono visti come costi per l’imprenditore che dovendo effettuare un’assunzione rivolge la sua attenzione, in mancanza di tutele specifiche, preferibilmente su un soggetto maschile.

In passato il matrimonio o la nascita di un figlio erano motivo di licenziamento immediato per la lavoratrice donna che non aveva la possibilità di far valere i suoi diritti in quanto inesistenti.

Oggi si parla di congedo, di camere per l’allattamento, di riposi giornalieri, di mantenimento del posto di lavoro e di divieto al licenziamento, di asili nido aziendali ma ancora oggi in sede di colloquio ci si sente domandare “lei è sposata?”

Viene da chiedersi se ci siamo veramente allontanati dai tempi del licenziamento causa matrimonio o se abbiamo solo imparato a mascherare meglio una forma mentale che ci spinge a considerare le donne (per fortuna non tutti lo fanno) inferiori e meno meritevoli perché per cultura, tradizione o forse per capacità intrinseche sono più dedite alla cura dei figli o dei genitori anziani rispetto al corrispondente maschile.

Sono, dal lontano 1875, stati fatti tantissimi passi avanti a tema parità ma siamo ancora molto lontani dal traguardo.

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