Nel nostro percorso nella definizione di un programma di formazione sulla gestione di un progetto di Economia circolare, dobbiamo soffermarci sulle materie giuridiche, sia nazionali che europee.
L’Economia circolare è oggetto di una ricca, approfondita e articolata regolamentazione da parte sia dell’Unione Europea, attraverso i suoi diversi uffici e istituti, sia da parte della Repubblica italiana.
Unione Europea
Le origini normative sull’economia circolare risalgono a un pacchetto di direttive della UE, pubblicato nel 14 giugno 2019, che vanno ad incidere sia sulle definizioni di “rifiuti”, sia sulle logiche con cui avviare la transizione da economia lineare a quelle circolare:
- Direttiva UE 2018/849, in modifica delle precedenti direttive in materia di veicoli fuori uso, pile e accumulatori, rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche;
- Direttiva UE 2018/850, in modifica della precedente direttiva in materia di discariche;
- Direttiva UE 2018/851, in modifica della precedente direttiva relativa ai rifiuti;
- Direttiva UE 2018/852, in modifica della precedente direttiva in tema di imballaggi e rifiuti da imballaggio.
Questi interventi sono frutto del piano strategico del Green Deal per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica e arrivare nel 2050 alla neutralità climatica. Quando si tratta di normazione europea, bisogna, non solo approfondire gli atti normativi (direttive, regolamenti, raccomandazioni), ma anche dei documenti strategici che spesso anticipano i principi e le misure che gli stati europei vogliono raggiungere.
Basti ricordare la comunicazione Verso un’economia circolare: programma per un’Europa a zero rifiuti che ha stimolato il dibattito nell’opinione pubblica europea.
Inoltre dalle direttive la commissione europea interviene con pacchetti specifici per promuovere azioni verticali su particolari settori produttivi, per esempio sul confezionamento dei prodotti, sulla durata delle batterie e dei circuiti, sulla manutenzione degli stessi e la gestione delle materie prime.
Seguendo questo link è possibile aggiornarsi sulle ultime decisioni e avere un quadro completo del lungo e ricco percorso della normativa europea sulla economia circolare: https://www.europarl.europa.eu/factsheets/it/sheet/76/efficienza-delle-risorse-ed-economia-circolare
Dall’Europa alla regolamentazione italiana
Salvo i regolamenti europei che hanno immediata efficacia nel territorio degli stati membri, il resto degli atti europei devono essere recepiti dalla normativa nazionale.
Due delle direttive europee (la 2018/851 e la 2018/852) vengono recepite dall’Italia con il d.lgs. 116/2020, cosiddetto “Decreto Rifiuti”.
Il d.lgs. 116/2020 recepisce la regolamentazione sui rifiuti, gli imballaggi e i rifiuti di imballaggio. Inoltre si incide in modo significativo la parte quarta del d.lgs n.152/2006, il TUA (Testo Unico Ambientale).
Non solo rifiuti
Poiché l’Economia circolare incide sull’intero ciclo produttivo e di consumo, dobbiamo sempre ricordare una serie di altre ambiti normativi che vengono anche indirettamente coinvolti, per esempio il codice dei consumatori, ma anche il tema della tracciabilità, fino a norme molte specifiche nel settore pubblico in materia di appalti e commesse (nuovo codice degli appalti d.lgs 36 del 2023 che ha rinnovato il precedente codice del 2016).
Conclusioni
L’Economia circolare è tra le materie più regolamentate e strutturate, affiancata da un piano strategico con obiettivi misurabili. Non si può operare al di fuori di questo disegno complesso senza incorrere nel rischio di non accedere ai finanziamenti previsti per supportare questi progetti.
Il supporto di imprese di consulenza è fondamentale per strutturare un progetto, condurlo in modo efficace e certificarlo.
Nell’identificare le materie principali di un corso di formazione in Economia Circolare, dobbiamo soffermarci sul design o meglio sull’ecodesign.
Per realizzare un progetto secondo un modello economico circolare è essenziale dotarsi di tecniche di progettazione adeguate.
L’Ecodesign e l’economia circolare possono essere considerati due elementi di questo modello sostenibile.
Chi, infatti, andrà a sviluppare un progetto circolare, deve tradurre e trasformare il ciclo produttivo lineare in circolare, cioè bisogna ridurre la quantità di rifiuti generati, intervenendo su durabilità, riparabilità, possibilità di aggiornamento e riciclabilità dei prodotti stessi.
Una buona progettazione, per essere davvero tale, mette quindi al centro i principi dell’economia circolare.
Economia circolare, cos’é l’ecodesign?
È una tecnica di progettazione che si applica a tutte le fasi del ciclo di vita del prodotto, con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale complessivo. Come viene spesso sottolineato quando si parla di sostenibilità ambientale ed economica circolare le materie prime utilizzate per la produzione di prodotti e servizi devono essere riutilizzabili, biodegradabili, riciclabili e non tossici.
Queste scelte impattano non solo sulla loro raccolta o estrazione, ma anche come poi vengono lavorate nel processo produttivo e quindi nella distribuzione.
Questo non vuol dire necessariamente prodotti naturali. Pensiamo alle riflessioni di Leyla Acaroglu (designer e sociologa, Champion of the Earth del United Nations Environment Program nel 2016) che parla di folklore ambientale, che poi a sua volta può degenerare nel greenwashing.
Leyla Acaroglu intende il folklore ambientale come quell’approccio decisamente superficiale e poco scientifico, per cui si ritiene che sostenibilità ambientale vuol dire adottare materiali e tecniche produttive senza inserirli in una strategia sostenibile e senza una seria progettazione circolare. Per esempio l’uso del legno o della carta, come le note cannucce in metallo, senza considerare il ciclo completo di approvvigionamento, produzione e a monte e a valle di tutto questo, l’impatto ambientale nell’uso di un metallo.
L’Ecodesign e LCA (Life Cycle Assessment)
Il metodo usato, applicando i principi della sostenibilità ambientale al design, è l’ecodesign e la metodologia LCA (Life Cycle Assessment).
Bisogna, cioè, valutare l’intero ciclo di vita dei prodotti e come questi si relazionano con l’ambiente. In particolare identificare una serie di fasi o quelle fasi che determinano il processo economico di un prodotto.
Le fasi principali di un LCA possono essere:
- l’origine dei materiali
- produzione
- distribuzione
- uso e riuso
- smaltimento
Le ISO ISO 14040 e 14044 disciplinano e regolamentano l’ecodesign e la LCA.
In particolare definiscono la struttura della LCA in diverse fasi principali:
- la definizione dell’obiettivo e del campo di applicazione dell’LCA;
- la fase di inventario del ciclo di vita (LCI);
- la fase di valutazione dell’impatto del ciclo di vita (LCIA);
- la fase di interpretazione del ciclo di vita;
- la rendicontazione e la revisione critica dell’LCA;
- le limitazioni dell’LCA;
- le correlazioni tra le fasi dell’LCA;
- le condizioni per l’utilizzo delle scelte dei valori e degli elementi facoltativi.
A queste si aggiunge la Direttiva 2009/125/CE, detta anche direttiva sull’ecodesign.
Conclusioni
Non si possono sviluppare competenze sull’economia circolare senza considerare l’ecodesign come è stato sviluppato dalla normativa internazionale ed europea.
Questo serve anche a evitare o abbandonare l’approccio dettato dall’entusiasmo per la difesa dell’ambienta, senza avere un metodo e una tecnica razionale e logica. Scienza, tecnologia e passione per il nostro pianeta.
Le imprese possono giocare un ruolo importante per la salvaguardia del pianeta adottando nuove tecniche di produzione, ma soprattutto nuovi approcci.
Si parte dalle competenze.