Con un impegno sempre più in forte crescita da parte dei Governi di tutto il mondo per cercare di ridurre le emissioni di gas serra, sempre più aziende si stanno orientando verso la progettazione e realizzazione di progetti per ridurre il loro impatto ambientale. Uno degli elementi che permette questa riduzione prende il nome di crediti di carbonio.
I crediti di carbonio si muovono all’interno di un mercato in rapida ascesa, il quale ha raggiunto un valore complessivo di quasi 7 miliardi di dollari nel 2021 e secondo gli esperti del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) i crediti di carbonio possono “aiutare a ridurre drasticamente le emissioni” con regole ben definite e con la massima trasparenza.
Ma di cosa si tratta esattamente?
I crediti di carbonio vengono emessi per compensare le emissioni di gas serra (unitamente all’efficientamento energetico e all’economia circolare) e ciascuna impresa riceve un numero massimo di crediti da poter “spendere” o vendere ad altre aziende.
I crediti di carbonio possono contribuire a creare un incentivo monetario per consentire alle aziende di ridurre le loro emissioni, e al recente Glasgow COP26, si è deciso di creare un mercato globale per facilitare le aziende nella vendita di crediti di carbonio in surplus.
Nel corso di questo articolo, parleremo di:
Cosa sono i crediti di carbonio e come vengono creati
I crediti di carbonio possono essere definiti, nella loro forma più semplice, come delle quote o delle autorizzazioni per compensare la produzione di emissioni. Ogni qual volta un’impresa acquista un credito di carbonio essa ottiene la compensazione di un equivalente, circa, di una tonnellata di emissioni CO2.
L’idea dei crediti di carbonio è nata con il Protocollo di Kyoto del 1997 e l’Accordo di Parigi del 2015, con lo scopo di ridurre le emissioni di gas serra (GHG) entro il 2030, in risposta ad una necessità di regolamentare la produzione di emissioni tanto a livello locale (ossia in ciascun Paese firmatario) quanto a livello internazionale.
La maggior parte dei crediti di carbonio viene prodotta principalmente all’interno del settore agricolo e forestale, ma si estende a tutti quei progetti che si impegnano per ridurre, evitare, eliminare o limitare le emissioni di CO2.
Tutto questo è noto come “mercato volontario”, ma vi è una seconda realtà chiamata “mercato involontario” oppure “mercato di conformità”.
Mercato di conformità per i crediti di carbonio: cos’è e come funziona
A differenza del mercato volontario, all’interno del quale vi è un approccio proattivo alla riduzione delle emissioni GHG, il mercato involontario/di conformità è regolato direttamente dal Governo di ciascun Paese, il quale impone un tetto massimo sulla quantità di tonnellate di CO2 che possono essere prodotte da certi settori, come ad esempio quello dei trasporti, del petrolio, dell’energia, dello smaltimento di rifiuti e via discorrendo; in poche parole, tutti quei settori industriali che producono e rilasciano nell’ambiente la quantità maggiore di CO2.
Se ad esempio un’azienda attiva nel settore petrolifero supera la sua allocazione massima annuale di GHG, deve obbligatoriamente acquistare nuovi crediti di carbonio per poter continuare ad operare.
Stando all’Articolo 6 dell’Accordo di Parigi del 2015, il compito di regolamentare il mercato dei crediti di carbonio ricade su ciascun Paese firmatario, il quale deve stabilire un limite adeguato a quella che è la sua realtà industriale sul suolo nazionale, e attualmente vi sono 64 mercati di conformità a livello globale, i più grandi dei quali situati nell’Unione Europea, in Cina, in Australia e in Canada.
Per gli Stati Uniti, invece, non vi è attualmente una legge federale in merito, poiché viene lasciata ai singoli Stati di stabilire i loro prezzi in base a quelle che sono le necessità e/o le disponibilità a livello territoriale.
Come è possibile usare i crediti di carbonio per ridurre le emissioni di CO2?
Proseguendo con quanto appena detto, il mercato dei crediti di carbonio non è omogeneo a livello globale perché ciascun Paese avrà dei limiti diversi in merito alla produzione di CO2, la quale può essere spesso influenzata da diversi fattori, come ad esempio le dimensioni “fisiche” del settore industriale stesso oppure le esigenze della popolazione locale.
I crediti di carbonio sono al giorno d’oggi uno dei metodi più efficaci per aiutare a combattere le emissioni e a ridurre la produzione di CO2 a livello globale.
Il concetto alla base dei crediti di carbonio è quello di disincentivare il più possibile la produzione di gas serra, applicando un costo tangibile a ciascuna tonnellata di CO2 prodotta e dispersa nell’aria. L’idea è quella ridurre le emissioni GHG facendo pagare un prezzo più alto a coloro che producono e, di conseguenza, inquinano di più.
È inoltre importante specificare che l’intento dei crediti di carbonio non è quello di azzerare la produzione industriale in sé (perché così facendo si andrebbe a causare un danno irreparabile all’economia, tanto locale quanto globale), bensì è quello di incentivare sempre più industrie e aziende ad investire in tecnologie più ecologiche, meno inquinanti e più rispettose dell’ambiente.
In conclusione, i crediti di carbonio possono essere visti come un metodo per generare un incentivo monetario per far sì che le imprese si impegnino a ridurre le proprie emissioni di carbonio. Coloro che non possono attuare con facilità delle pratiche più ecologiche possono continuare ad operare, ma dovranno farlo ad un costo più alto rispetto al passato.
E secondo gli esperti dell’UNEP, i crediti di carbonio possono aiutarci a raggiungere quell’obiettivo prefissato di diventare un pianeta “net zero” entro il 2030.
Con un impegno sempre più in forte crescita da parte dei Governi di tutto il mondo per cercare di ridurre le emissioni di gas serra, sempre più aziende si stanno orientando verso la progettazione e realizzazione di progetti per ridurre il loro impatto ambientale. Uno degli elementi che permette questa riduzione prende il nome di crediti di carbonio.
I crediti di carbonio si muovono all’interno di un mercato in rapida ascesa, il quale ha raggiunto un valore complessivo di quasi 7 miliardi di dollari nel 2021 e secondo gli esperti del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) i crediti di carbonio possono “aiutare a ridurre drasticamente le emissioni” con regole ben definite e con la massima trasparenza.
Ma di cosa si tratta esattamente?
I crediti di carbonio vengono emessi per compensare le emissioni di gas serra (unitamente all’efficientamento energetico e all’economia circolare) e ciascuna impresa riceve un numero massimo di crediti da poter “spendere” o vendere ad altre aziende.
I crediti di carbonio possono contribuire a creare un incentivo monetario per consentire alle aziende di ridurre le loro emissioni, e al recente Glasgow COP26, si è deciso di creare un mercato globale per facilitare le aziende nella vendita di crediti di carbonio in surplus.
Nel corso di questo articolo, parleremo di:
Cosa sono i crediti di carbonio e come vengono creati
I crediti di carbonio possono essere definiti, nella loro forma più semplice, come delle quote o delle autorizzazioni per compensare la produzione di emissioni. Ogni qual volta un’impresa acquista un credito di carbonio essa ottiene la compensazione di un equivalente, circa, di una tonnellata di emissioni CO2.
L’idea dei crediti di carbonio è nata con il Protocollo di Kyoto del 1997 e l’Accordo di Parigi del 2015, con lo scopo di ridurre le emissioni di gas serra (GHG) entro il 2030, in risposta ad una necessità di regolamentare la produzione di emissioni tanto a livello locale (ossia in ciascun Paese firmatario) quanto a livello internazionale.
La maggior parte dei crediti di carbonio viene prodotta principalmente all’interno del settore agricolo e forestale, ma si estende a tutti quei progetti che si impegnano per ridurre, evitare, eliminare o limitare le emissioni di CO2.
Tutto questo è noto come “mercato volontario”, ma vi è una seconda realtà chiamata “mercato involontario” oppure “mercato di conformità”.
Mercato di conformità per i crediti di carbonio: cos’è e come funziona
A differenza del mercato volontario, all’interno del quale vi è un approccio proattivo alla riduzione delle emissioni GHG, il mercato involontario/di conformità è regolato direttamente dal Governo di ciascun Paese, il quale impone un tetto massimo sulla quantità di tonnellate di CO2 che possono essere prodotte da certi settori, come ad esempio quello dei trasporti, del petrolio, dell’energia, dello smaltimento di rifiuti e via discorrendo; in poche parole, tutti quei settori industriali che producono e rilasciano nell’ambiente la quantità maggiore di CO2.
Se ad esempio un’azienda attiva nel settore petrolifero supera la sua allocazione massima annuale di GHG, deve obbligatoriamente acquistare nuovi crediti di carbonio per poter continuare ad operare.
Stando all’Articolo 6 dell’Accordo di Parigi del 2015, il compito di regolamentare il mercato dei crediti di carbonio ricade su ciascun Paese firmatario, il quale deve stabilire un limite adeguato a quella che è la sua realtà industriale sul suolo nazionale, e attualmente vi sono 64 mercati di conformità a livello globale, i più grandi dei quali situati nell’Unione Europea, in Cina, in Australia e in Canada.
Per gli Stati Uniti, invece, non vi è attualmente una legge federale in merito, poiché viene lasciata ai singoli Stati di stabilire i loro prezzi in base a quelle che sono le necessità e/o le disponibilità a livello territoriale.
Come è possibile usare i crediti di carbonio per ridurre le emissioni di CO2?
Proseguendo con quanto appena detto, il mercato dei crediti di carbonio non è omogeneo a livello globale perché ciascun Paese avrà dei limiti diversi in merito alla produzione di CO2, la quale può essere spesso influenzata da diversi fattori, come ad esempio le dimensioni “fisiche” del settore industriale stesso oppure le esigenze della popolazione locale.
I crediti di carbonio sono al giorno d’oggi uno dei metodi più efficaci per aiutare a combattere le emissioni e a ridurre la produzione di CO2 a livello globale.
Il concetto alla base dei crediti di carbonio è quello di disincentivare il più possibile la produzione di gas serra, applicando un costo tangibile a ciascuna tonnellata di CO2 prodotta e dispersa nell’aria. L’idea è quella ridurre le emissioni GHG facendo pagare un prezzo più alto a coloro che producono e, di conseguenza, inquinano di più.
È inoltre importante specificare che l’intento dei crediti di carbonio non è quello di azzerare la produzione industriale in sé (perché così facendo si andrebbe a causare un danno irreparabile all’economia, tanto locale quanto globale), bensì è quello di incentivare sempre più industrie e aziende ad investire in tecnologie più ecologiche, meno inquinanti e più rispettose dell’ambiente.
In conclusione, i crediti di carbonio possono essere visti come un metodo per generare un incentivo monetario per far sì che le imprese si impegnino a ridurre le proprie emissioni di carbonio. Coloro che non possono attuare con facilità delle pratiche più ecologiche possono continuare ad operare, ma dovranno farlo ad un costo più alto rispetto al passato.
E secondo gli esperti dell’UNEP, i crediti di carbonio possono aiutarci a raggiungere quell’obiettivo prefissato di diventare un pianeta “net zero” entro il 2030.