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Tecnologia e industria 4.0

Il biometano, un esempio di economia circolare

By 16 Giugno 2021Marzo 20th, 2023No Comments
Bio-metano-economia-circolare-anteprima

Convenzionalmente intendiamo i nostri materiali di scarto come rifiuto e contaminante o qualcosa che rappresenta un costo (di tipo energetico ed economico) da affrontare per lo smaltimento.

Da molti anni, il mondo della ricerca intende la materia organica contenuta nelle acque reflue e nei rifiuti come a una delle risorse indispensabili per la sostenibilità della nostra vita su questo pianeta.

Economia circolare: i rifiuti possono diventare nuove materie prime o fonti di energia

La ricerca in questa direzione ha fatto grandissimi passi in avanti, ma non trova sufficiente riscontro a eccezione di pionieristiche e illuminate realtà pubbliche e private.

La necessità di convertire i nostri residui organici solidi e liquidi in risorsa è adesso una realtà pressante e pungente, tanto da ottenere (finalmente!) grazie al Recovery Plan quasi 70 miliardi di finanziamento dallo Stato e dall’Europa da investire in questa transizione energetica.

Infografica-Aree-D_intervento

Fonte: www.europeanbusinessreview.com

Tralasciando i bei discorsi in merito e andando al nocciolo della questione vediamo tecnicamente di cosa stiamo parlando.

Trasformare sostanze inquinanti in fonti energetiche sostenibili

Gran parte dell’energia biologicamente utile viene dispersa nelle acque reflue e nei rifiuti rappresentando così da una parte una fonte potenziale di contaminazione arricchendo di nutrienti in modo eccessivo gli equilibri di vari ambienti naturali provocando l’inquinamento organico e l’eutrofizzazione delle acque (eccessiva crescita di alghe eccetera) e comporta grandi costi per uno smaltimento più compatibile a livello ambientale (pensate ai depuratori delle grandi città).

Quello di cui stiamo parlando è energia.

Sostanzialmente consumiamo energia (principalmente di natura fossile: petrolio e gas naturale) per eliminare energia (rinnovabile, sostenibile ed ecocompatibile), in una società che ha bisogno pressante di energia per sopravvivere.

Un esempio pratico per la creazione di biometano

Prendiamo come esempio una tecnologia già ampiamente usata nelle realtà rurali è quella della Digestione Anaerobica.

Un digestore anaerobico è un contenitore sigillato pieno di biomassa (la materia organica rappresentate dai nostri scarti) e microorganismi.

In un digestore anaerobico, i microorganismi crescono nutrendosi (fermentando) della materia organica e producendo spontaneamente biogas che è costituito da un 50-80% di biometano (come il metano che usiamo per cucinare, ma non proveniente da residui fossili, quindi ecologico e per questo è detto biometano), 15-45% di anidride carbonica (come quella che espiriamo) e 5% rappresentato da altri gas (soprattutto idrogeno e azoto).

Bio-Gas-Market-Growth

Fonte: www.gminsights.com

Ma quanto si può guadagnare installando un digestore anaerobico per la produzione di biogas e la co-generazione di elettricità e calore?

Facciamo due numeri.

Considerando 0.28 euro/kWh come prezzo di vendita dell’energia elettrica prodotta dall’impianto a biogas (Tariffa Onnicomprensiva statale che include comprensiva del prezzo di vendita al Gestore dei Servizi Energetici (GSE) e l’incentivo statale) e che un digestore anaerobico lavora 24 ore su 24, 7 giorni su 7 (oltre 8000 ore l’anno), è facile calcolare oltre 2000€ di guadagno annuale per ogni kW di potenza prodotta.

Bio-Gas-Infografica

Fonte: www.technavio.com

Un impianto medio/piccolo di biogas da 100 kW (ci sono impianti 10 volte più grandi, di 1 MW), produrrà oltre 200.000€ annui. Inoltre il calore prodotto può essere riutilizzato per il riscaldamento domestico, oppure essere utilizzato nei processi produttivi industriali (coltivazione a temperatura controllata in serra, riscaldamento stalle, produzione casearia eccetera.

Ma quindi da dove viene tutta questa energia?

Dai tuoi scarti: letami e liquami zootecnici, fanghi di depurazioni, scarti ortofrutticoli, acque reflue industriali (casearia, birraria ecc.) e così via. In molte realtà gli impianti di biogas diventano anche punti di smaltimento dei residui agricoli locali, con ulteriore guadagno.

Ma quanto costa?

Il mercato degli impianti di biogas è altamente variabile e il costo dipende dalle dimensioni variando da 6.000-8.000 euro/kW per impianti medio/piccoli (fino a 100 kW) fino a 3.000-4500 euro/kW per gli impianti di grandi dimensioni (fino a 1 MW).

Considerando gli altri costi (manutenzione, trasporto ecc.), possiamo stimare che in pochi anni è possibile ammortizzare le spese di installazione e mantenimento dell’impianto di biogas.

Stabilimento-Bio-Metano

Tradotto in numeri e spese da sostenere

Un’azienda produttrice di micro impianti (da 11 a 44 kW), stima che i costi di un micro impianto da 44kW (alimentabile con il liquame di circa 250 vacche) possano essere ammortizzati in meno di 5 anni con la produzione di un vantaggio netto (al netto del costo di acquisto iniziale e dei costi di manutenzione totali nei 20 anni) ben oltre un milione di euro in 20 anni.

Questo da sommare al guadagno per esempio dell’allevamento, azienda agricola o industriale (es. caseificio). Pensare che un tempo si diceva che conveniva investire sul mattone, invece con questi numeri niente pare essere più redditizio di una vacca… e non per il latte che produce!

Dove è possibile trovare finanziamenti agevolati e fondi

Ci sono molti incentivi e finanziamenti agevolati. Inoltre siamo in attesa del DM Biometano del Governo Italiano, che stipulerà il finanziamento di nuovi impianti e la riconversione di impianti già esistenti (esempio per l’upgrading del biogas) per la produzione e distribuzione di biometano su scala nazionale.

In questa direzione tra i fattori da tenere in conto c’è che l’obiettivo nazionale è essere il paese più avanzato nella produzione di bioenergie da biomassa (e siamo già sulla buona strada: l’Italia è il secondo produttore di biogas in Europa e il quarto al mondo).

Inoltre il biometano (prezzo medio di cessione al distributore 0.57 €/kg) può essere inserito direttamente nella rete di distribuzione di gas naturale (quello ottenuto da residui fossili che importiamo dall’estero con costi altissimi ambientali ed economici) e l’Italia conta con la rete più estesa al mondo (40.200 km di rete di trasporto e 19 miliardi di m3 capacità di stoccaggio).

Data-Bio-Metano

Fonte: www.europeanbiogas.eu

Ci sono svantaggi?

Molte delle obiezioni al biogas e al biometano sono state recentemente dichiarate frutto di cattiva informazione e quindi delle pure fake news (spesso create ad hoc per interessi economici) da Lega Ambiente.

Vediamo le principali.

L’esalazione di cattivo odore o sviluppo di batteri patogeni (che potrebbero contaminare ad esempio la falda acquifera)

Premesso che un processo continuo di digestione anaerobica e che funziona bene (e quindi con una comunità microbica ottimale) non presenta questo problema, inoltre c’è da tenere in conto che le suddette criticità sono state abbondantemente superate dalle più moderne e consolidate tecnologie frutto di anni di ricerca.

E riguardo ai patogeni?

La digestione anaerobica abbatte il contenuto della maggior parte dei batteri nocivi per l’uomo, parola di scienziato (la letteratura scientifica è concorde). Inoltre gli impianti di ultima generazione evitano l’eventuale dispersione di liquidi.

Per concludere

A parte tutto quanto già detto, vale la pena di ricordare che stiamo parlando di una fonte di energia pulita e inesauribile, fintanto che continueremo a produrre scarti di natura organica e avremo bisogno di smaltirli!

Scritto da Laura Rago – Senior Advisor Biotecnologie Microbiche e per le Bioenergie

Bio-metano-economia-circolare-anteprima

Convenzionalmente intendiamo i nostri materiali di scarto come rifiuto e contaminante o qualcosa che rappresenta un costo (di tipo energetico ed economico) da affrontare per lo smaltimento.

Da molti anni, il mondo della ricerca intende la materia organica contenuta nelle acque reflue e nei rifiuti come a una delle risorse indispensabili per la sostenibilità della nostra vita su questo pianeta.

Economia circolare: i rifiuti possono diventare nuove materie prime o fonti di energia

La ricerca in questa direzione ha fatto grandissimi passi in avanti, ma non trova sufficiente riscontro a eccezione di pionieristiche e illuminate realtà pubbliche e private.

La necessità di convertire i nostri residui organici solidi e liquidi in risorsa è adesso una realtà pressante e pungente, tanto da ottenere (finalmente!) grazie al Recovery Plan quasi 70 miliardi di finanziamento dallo Stato e dall’Europa da investire in questa transizione energetica.

Infografica-Aree-D_intervento

Fonte: www.europeanbusinessreview.com

Tralasciando i bei discorsi in merito e andando al nocciolo della questione vediamo tecnicamente di cosa stiamo parlando.

Trasformare sostanze inquinanti in fonti energetiche sostenibili

Gran parte dell’energia biologicamente utile viene dispersa nelle acque reflue e nei rifiuti rappresentando così da una parte una fonte potenziale di contaminazione arricchendo di nutrienti in modo eccessivo gli equilibri di vari ambienti naturali provocando l’inquinamento organico e l’eutrofizzazione delle acque (eccessiva crescita di alghe eccetera) e comporta grandi costi per uno smaltimento più compatibile a livello ambientale (pensate ai depuratori delle grandi città).

Quello di cui stiamo parlando è energia.

Sostanzialmente consumiamo energia (principalmente di natura fossile: petrolio e gas naturale) per eliminare energia (rinnovabile, sostenibile ed ecocompatibile), in una società che ha bisogno pressante di energia per sopravvivere.

Un esempio pratico per la creazione di biometano

Prendiamo come esempio una tecnologia già ampiamente usata nelle realtà rurali è quella della Digestione Anaerobica.

Un digestore anaerobico è un contenitore sigillato pieno di biomassa (la materia organica rappresentate dai nostri scarti) e microorganismi.

In un digestore anaerobico, i microorganismi crescono nutrendosi (fermentando) della materia organica e producendo spontaneamente biogas che è costituito da un 50-80% di biometano (come il metano che usiamo per cucinare, ma non proveniente da residui fossili, quindi ecologico e per questo è detto biometano), 15-45% di anidride carbonica (come quella che espiriamo) e 5% rappresentato da altri gas (soprattutto idrogeno e azoto).

Bio-Gas-Market-Growth

Fonte: www.gminsights.com

Ma quanto si può guadagnare installando un digestore anaerobico per la produzione di biogas e la co-generazione di elettricità e calore?

Facciamo due numeri.

Considerando 0.28 euro/kWh come prezzo di vendita dell’energia elettrica prodotta dall’impianto a biogas (Tariffa Onnicomprensiva statale che include comprensiva del prezzo di vendita al Gestore dei Servizi Energetici (GSE) e l’incentivo statale) e che un digestore anaerobico lavora 24 ore su 24, 7 giorni su 7 (oltre 8000 ore l’anno), è facile calcolare oltre 2000€ di guadagno annuale per ogni kW di potenza prodotta.

Bio-Gas-Infografica

Fonte: www.technavio.com

Un impianto medio/piccolo di biogas da 100 kW (ci sono impianti 10 volte più grandi, di 1 MW), produrrà oltre 200.000€ annui. Inoltre il calore prodotto può essere riutilizzato per il riscaldamento domestico, oppure essere utilizzato nei processi produttivi industriali (coltivazione a temperatura controllata in serra, riscaldamento stalle, produzione casearia eccetera.

Ma quindi da dove viene tutta questa energia?

Dai tuoi scarti: letami e liquami zootecnici, fanghi di depurazioni, scarti ortofrutticoli, acque reflue industriali (casearia, birraria ecc.) e così via. In molte realtà gli impianti di biogas diventano anche punti di smaltimento dei residui agricoli locali, con ulteriore guadagno.

Ma quanto costa?

Il mercato degli impianti di biogas è altamente variabile e il costo dipende dalle dimensioni variando da 6.000-8.000 euro/kW per impianti medio/piccoli (fino a 100 kW) fino a 3.000-4500 euro/kW per gli impianti di grandi dimensioni (fino a 1 MW).

Considerando gli altri costi (manutenzione, trasporto ecc.), possiamo stimare che in pochi anni è possibile ammortizzare le spese di installazione e mantenimento dell’impianto di biogas.

Stabilimento-Bio-Metano

Tradotto in numeri e spese da sostenere

Un’azienda produttrice di micro impianti (da 11 a 44 kW), stima che i costi di un micro impianto da 44kW (alimentabile con il liquame di circa 250 vacche) possano essere ammortizzati in meno di 5 anni con la produzione di un vantaggio netto (al netto del costo di acquisto iniziale e dei costi di manutenzione totali nei 20 anni) ben oltre un milione di euro in 20 anni.

Questo da sommare al guadagno per esempio dell’allevamento, azienda agricola o industriale (es. caseificio). Pensare che un tempo si diceva che conveniva investire sul mattone, invece con questi numeri niente pare essere più redditizio di una vacca… e non per il latte che produce!

Dove è possibile trovare finanziamenti agevolati e fondi

Ci sono molti incentivi e finanziamenti agevolati. Inoltre siamo in attesa del DM Biometano del Governo Italiano, che stipulerà il finanziamento di nuovi impianti e la riconversione di impianti già esistenti (esempio per l’upgrading del biogas) per la produzione e distribuzione di biometano su scala nazionale.

In questa direzione tra i fattori da tenere in conto c’è che l’obiettivo nazionale è essere il paese più avanzato nella produzione di bioenergie da biomassa (e siamo già sulla buona strada: l’Italia è il secondo produttore di biogas in Europa e il quarto al mondo).

Inoltre il biometano (prezzo medio di cessione al distributore 0.57 €/kg) può essere inserito direttamente nella rete di distribuzione di gas naturale (quello ottenuto da residui fossili che importiamo dall’estero con costi altissimi ambientali ed economici) e l’Italia conta con la rete più estesa al mondo (40.200 km di rete di trasporto e 19 miliardi di m3 capacità di stoccaggio).

Data-Bio-Metano

Fonte: www.europeanbiogas.eu

Ci sono svantaggi?

Molte delle obiezioni al biogas e al biometano sono state recentemente dichiarate frutto di cattiva informazione e quindi delle pure fake news (spesso create ad hoc per interessi economici) da Lega Ambiente.

Vediamo le principali.

L’esalazione di cattivo odore o sviluppo di batteri patogeni (che potrebbero contaminare ad esempio la falda acquifera)

Premesso che un processo continuo di digestione anaerobica e che funziona bene (e quindi con una comunità microbica ottimale) non presenta questo problema, inoltre c’è da tenere in conto che le suddette criticità sono state abbondantemente superate dalle più moderne e consolidate tecnologie frutto di anni di ricerca.

E riguardo ai patogeni?

La digestione anaerobica abbatte il contenuto della maggior parte dei batteri nocivi per l’uomo, parola di scienziato (la letteratura scientifica è concorde). Inoltre gli impianti di ultima generazione evitano l’eventuale dispersione di liquidi.

Per concludere

A parte tutto quanto già detto, vale la pena di ricordare che stiamo parlando di una fonte di energia pulita e inesauribile, fintanto che continueremo a produrre scarti di natura organica e avremo bisogno di smaltirli!

Scritto da Laura Rago – Senior Advisor Biotecnologie Microbiche e per le Bioenergie

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