Oggi il tema della sicurezza e tracciabilità alimentare è sempre più importante sia per i produttori che per i consumatori.
Cambiamenti sociali, economici e di stili di vita ci hanno sempre più portato a desiderare alimenti sani, sicuri e in grado di farci stare bene. D’altronde gli stessi principi comunitari affermano che uno degli obiettivi primari è proprio la salute e il benessere dei cittadini.
Ma se desideriamo alimenti più sicuri non si può non parlare di tracciabilità, ovvero avere la garanzia che il prodotto agroalimentare sia stato lavorato correttamente da tutti gli intermediari e che abbia le caratteristiche per cui viene apprezzato.
Un nuovo greenwashing agrifood?
Chilometro zero, dall’agricoltore alla tavola etc… Sono tanti dei motti e slogan pubblicitari per garantire che un prodotto agrifood sia effettivamente quello che racconta di essere.
Ma chi può provarlo oggettivamente? Impossibile se non ne viene assicurata una tracciabilità reale dal campo alla tavola.
Tracciabilità che quindi deve anche includere una rintracciabilità di cosa è avvenuto in ogni fase di lavorazione, ovvero andare a ritroso lungo tutte le fasi della produzione, dalla distribuzione fino all’azienda agricola.
Ad oggi le filiere agrifood provano a mantenere una tracciabilità attraverso check e documentazioni raccolte dai vari intermediari nelle supply chain agroalimentari, tuttavia questo controllo ha più esigenze burocratiche e amministrative piuttosto che di garanzia.
Per intenderci il più delle volte è finalizzato a consentire a produttori e organi di controllo di intervenire in caso di problemi o non conformità, una storia ben diversa da quanto affermato dagli slogan pubblicitari!
Controlli e verifiche lungo filiere agrifood, quanto sono sostenibili?
La digitalizzazione non ha escluso il comparto agrifood. Abbiamo processi di trasformazione e lavorazione sempre più complessi, tecnologie avanzate a disposizione e numero di intermediari che aumenta a causa di specializzazioni verticali.
Da un lato questo incrementa notevolmente produttività ed efficienza di diverse filiere agrifood dall’altra complica la possibilità di tenere tutto sotto controllo. Diventa più semplice commettere frodi, tra un passaggio e l’altro del prodotto, e omettere informazioni mettendo a repentaglio la salute del consumatore e il valore di prodotto e brand di intermediari a monte.
Il sistema di controlli ha provato ad adeguarsi sfruttando la digitalizzazione però è evidente dalla ridondanza di sforzi lato marketing di convincere della sicurezza e garanzia di prodotti alimentari che c’è ancora una profonda incertezza.
Fonte: www.agrifood.tech
Ma il problema a questo punto è la sostenibilità dei controlli. Non è sufficiente attivare una massiva produzione di documenti e certificati perché non evitano il rischio di manipolazioni e obbligano i produttori ad aumentare i loro costi, favorendo paradossalmente chi vuole contraffare un prodotto.
Inoltre i sistemi di controllo potrebbero accentrarsi in specifiche fasi della filiera come la produzione, la trasformazione, il confezionamento e infine il trasporto. Questo significa che potrebbero gravare in modo non proporzionale e non sostenibile su diversi intermediari specializzati.
Infine c’è forse la considerazione più ovvia. Norme e piani di controllo hanno l’obiettivo di rilasciare certificazioni in un preciso stato del prodotto e non garantire una perfetta tracciabilità e rintracciabilità lungo tutto il ciclo vita del prodotto agrifood cosa che invece vogliono sapere i consumatori.
Sicurezza e tracciabilità agrifood la blockchain può essere la soluzione
Oggi una delle innovazioni più importanti per la tracciabilità degli alimenti è sicuramente la blockchain perché semplifica le procedure di immissione e registrazione dei dati lungo tutta la filiera e, tutelandone l’integrità, rende più facile renderli fruibili e consultabili da tutti in poco tempo.
Una tecnologia che sta radicalmente cambiando il modus operandi di molte imprese agrifood perché il controllo passa da costo burocratico ad attività per trasmettere valore verso il consumatore garantendo sicurezza e tracciabilità proprio grazie alle caratteristiche infrastrutturali blockchain.
Fonte: www.sathguru.com
Infatti la cosiddetta “catena dei blocchi”, ossia la tecnologia del registro pubblico e trasparente, garantisce la perfetta tutela delle informazioni registrate con evidenti ricadute positive su tutti gli attori delle filiere di distribuzione di prodotti e servizi, dal produttore fino al consumatore finale.
C’è un problema però, non viene considerato il fatto che la blockchain non entra nel merito dei contenuti e informazioni che vengono registrate.
Infatti la blockchain è forse la tecnologia più utile per notarizzare in maniera immutabile le informazioni nel sistema ma cosa succede se queste informazioni non sono attendibili?
BluDev® e Food passport® di Farzati Tech per una vera sicurezza e tracciabilità agrifood
Rispetto ad altri prodotti dove registrare e inserire le corrette informazioni è relativamente semplice nel comparto agrifood la sfida è più complessa. Infatti bisogna sia tracciare una natura organica che può essere più facilmente modificata e sia digitalizzarla per inserirla nel sistema blockchain e legarla al prodotto.
Una sfida che è stata vinta da Farzati Tech con lo sviluppo della tecnologia BluDev® grazie alla cooperazione di importanti Atenei nazionali e di esperienze maturate in altri settori come l’aerospazio.
BluDev® è infatti in grado di creare una mappatura biochimica e molecolare del prodotto che poi viene digitalizzata tramite AI risolvendo entrambi i problemi citati precedentemente.
Stiamo parlando tecnicamente di una biofingerprint, ovvero un impronta digitale di un prodotto agrifood, che non potrà essere alterata perché registrata su blockchain e che permetterà di tracciare e rintracciare il prodotto lungo tutta la filiera.
Un’opportunità che permette di controllare anche le successive lavorazioni perché si andrà a modificare l’impronta biochimica del prodotto facilitando e rendendo sostenibili i controlli di filiera e tutelando i consumatori.
Le imprese che scelgono di implementare la tecnologia BluDev® otterranno da Farzati Tech uno speciale Food passport®. Una sorta di “passaporto del cibo”, per qualsiasi prodotto alimentare, solido, liquido o in polvere, dove il prodotto diventa etichetta di se stesso e che i consumatori potranno leggere dal proprio smartphone.
Dalla teoria alla pratica la best practice Io Coltivo Italia
Non c’è dubbio che il lockdown abbia accelerato una rivoluzione nei consumi già in corso in Italia: la consegna del cibo a domicilio, in particolare finalizzata alla ricerca e consegna di prodotti freschi e bio.
Ma quali strumenti ha il consumatore per essere certo della qualità e provenienza dei prodotti consegnati comodamente a casa?
Questo è la domanda a cui ha voluto dare risposta Io Coltivo Italia. Una preziosa e nuova realtà associativa che vuole coniugare qualità, sostenibilità e tutela delle aziende agricole italiane.
La chiave è stata ancora una volta la tracciabilità che ha permesso di creare filiere trasparenti e sicure, nonostante il distacco fisico causato dal digitale.
Il funzionamento è molto semplice. Basta accedere alla piattaforma ed è possibile adottare un proprio orto in serre nell’Italia centro-meridionale e in Sicilia. Un’app permetterà di controllare la crescita delle piante e seguire tutte le diverse fasi della coltivazione.
Quando è il momento i prodotti dell’orto vengono spediti a casa del proprietario con pratiche scatole “ice-box” per preservare sapore e freschezza.
Il vero valore aggiunto è però che ogni proprietario virtuale ha la certezza di ricevere a casa prodotti dal suo orto naturali e biologici grazie alla tecnologia BluDev®.
Ogni “ice-box” consegnata al proprietario conterrà anche un certificato Food passport® rilasciato da Farzati Tech per garantire la qualità del prodotto… questa volta davvero dall’orto alla tavola, ma passando per un app!
Oggi il tema della sicurezza e tracciabilità alimentare è sempre più importante sia per i produttori che per i consumatori.
Cambiamenti sociali, economici e di stili di vita ci hanno sempre più portato a desiderare alimenti sani, sicuri e in grado di farci stare bene. D’altronde gli stessi principi comunitari affermano che uno degli obiettivi primari è proprio la salute e il benessere dei cittadini.
Ma se desideriamo alimenti più sicuri non si può non parlare di tracciabilità, ovvero avere la garanzia che il prodotto agroalimentare sia stato lavorato correttamente da tutti gli intermediari e che abbia le caratteristiche per cui viene apprezzato.
Un nuovo greenwashing agrifood?
Chilometro zero, dall’agricoltore alla tavola etc… Sono tanti dei motti e slogan pubblicitari per garantire che un prodotto agrifood sia effettivamente quello che racconta di essere.
Ma chi può provarlo oggettivamente? Impossibile se non ne viene assicurata una tracciabilità reale dal campo alla tavola.
Tracciabilità che quindi deve anche includere una rintracciabilità di cosa è avvenuto in ogni fase di lavorazione, ovvero andare a ritroso lungo tutte le fasi della produzione, dalla distribuzione fino all’azienda agricola.
Ad oggi le filiere agrifood provano a mantenere una tracciabilità attraverso check e documentazioni raccolte dai vari intermediari nelle supply chain agroalimentari, tuttavia questo controllo ha più esigenze burocratiche e amministrative piuttosto che di garanzia.
Per intenderci il più delle volte è finalizzato a consentire a produttori e organi di controllo di intervenire in caso di problemi o non conformità, una storia ben diversa da quanto affermato dagli slogan pubblicitari!
Controlli e verifiche lungo filiere agrifood, quanto sono sostenibili?
La digitalizzazione non ha escluso il comparto agrifood. Abbiamo processi di trasformazione e lavorazione sempre più complessi, tecnologie avanzate a disposizione e numero di intermediari che aumenta a causa di specializzazioni verticali.
Da un lato questo incrementa notevolmente produttività ed efficienza di diverse filiere agrifood dall’altra complica la possibilità di tenere tutto sotto controllo. Diventa più semplice commettere frodi, tra un passaggio e l’altro del prodotto, e omettere informazioni mettendo a repentaglio la salute del consumatore e il valore di prodotto e brand di intermediari a monte.
Il sistema di controlli ha provato ad adeguarsi sfruttando la digitalizzazione però è evidente dalla ridondanza di sforzi lato marketing di convincere della sicurezza e garanzia di prodotti alimentari che c’è ancora una profonda incertezza.
Fonte: www.agrifood.tech
Ma il problema a questo punto è la sostenibilità dei controlli. Non è sufficiente attivare una massiva produzione di documenti e certificati perché non evitano il rischio di manipolazioni e obbligano i produttori ad aumentare i loro costi, favorendo paradossalmente chi vuole contraffare un prodotto.
Inoltre i sistemi di controllo potrebbero accentrarsi in specifiche fasi della filiera come la produzione, la trasformazione, il confezionamento e infine il trasporto. Questo significa che potrebbero gravare in modo non proporzionale e non sostenibile su diversi intermediari specializzati.
Infine c’è forse la considerazione più ovvia. Norme e piani di controllo hanno l’obiettivo di rilasciare certificazioni in un preciso stato del prodotto e non garantire una perfetta tracciabilità e rintracciabilità lungo tutto il ciclo vita del prodotto agrifood cosa che invece vogliono sapere i consumatori.
Sicurezza e tracciabilità agrifood la blockchain può essere la soluzione
Oggi una delle innovazioni più importanti per la tracciabilità degli alimenti è sicuramente la blockchain perché semplifica le procedure di immissione e registrazione dei dati lungo tutta la filiera e, tutelandone l’integrità, rende più facile renderli fruibili e consultabili da tutti in poco tempo.
Una tecnologia che sta radicalmente cambiando il modus operandi di molte imprese agrifood perché il controllo passa da costo burocratico ad attività per trasmettere valore verso il consumatore garantendo sicurezza e tracciabilità proprio grazie alle caratteristiche infrastrutturali blockchain.
Fonte: www.sathguru.com
Infatti la cosiddetta “catena dei blocchi”, ossia la tecnologia del registro pubblico e trasparente, garantisce la perfetta tutela delle informazioni registrate con evidenti ricadute positive su tutti gli attori delle filiere di distribuzione di prodotti e servizi, dal produttore fino al consumatore finale.
C’è un problema però, non viene considerato il fatto che la blockchain non entra nel merito dei contenuti e informazioni che vengono registrate.
Infatti la blockchain è forse la tecnologia più utile per notarizzare in maniera immutabile le informazioni nel sistema ma cosa succede se queste informazioni non sono attendibili?
BluDev® e Food passport® di Farzati Tech per una vera sicurezza e tracciabilità agrifood
Rispetto ad altri prodotti dove registrare e inserire le corrette informazioni è relativamente semplice nel comparto agrifood la sfida è più complessa. Infatti bisogna sia tracciare una natura organica che può essere più facilmente modificata e sia digitalizzarla per inserirla nel sistema blockchain e legarla al prodotto.
Una sfida che è stata vinta da Farzati Tech con lo sviluppo della tecnologia BluDev® grazie alla cooperazione di importanti Atenei nazionali e di esperienze maturate in altri settori come l’aerospazio.
BluDev® è infatti in grado di creare una mappatura biochimica e molecolare del prodotto che poi viene digitalizzata tramite AI risolvendo entrambi i problemi citati precedentemente.
Stiamo parlando tecnicamente di una biofingerprint, ovvero un impronta digitale di un prodotto agrifood, che non potrà essere alterata perché registrata su blockchain e che permetterà di tracciare e rintracciare il prodotto lungo tutta la filiera.
Un’opportunità che permette di controllare anche le successive lavorazioni perché si andrà a modificare l’impronta biochimica del prodotto facilitando e rendendo sostenibili i controlli di filiera e tutelando i consumatori.
Le imprese che scelgono di implementare la tecnologia BluDev® otterranno da Farzati Tech uno speciale Food passport®. Una sorta di “passaporto del cibo”, per qualsiasi prodotto alimentare, solido, liquido o in polvere, dove il prodotto diventa etichetta di se stesso e che i consumatori potranno leggere dal proprio smartphone.
Dalla teoria alla pratica la best practice Io Coltivo Italia
Non c’è dubbio che il lockdown abbia accelerato una rivoluzione nei consumi già in corso in Italia: la consegna del cibo a domicilio, in particolare finalizzata alla ricerca e consegna di prodotti freschi e bio.
Ma quali strumenti ha il consumatore per essere certo della qualità e provenienza dei prodotti consegnati comodamente a casa?
Questo è la domanda a cui ha voluto dare risposta Io Coltivo Italia. Una preziosa e nuova realtà associativa che vuole coniugare qualità, sostenibilità e tutela delle aziende agricole italiane.
La chiave è stata ancora una volta la tracciabilità che ha permesso di creare filiere trasparenti e sicure, nonostante il distacco fisico causato dal digitale.
Il funzionamento è molto semplice. Basta accedere alla piattaforma ed è possibile adottare un proprio orto in serre nell’Italia centro-meridionale e in Sicilia. Un’app permetterà di controllare la crescita delle piante e seguire tutte le diverse fasi della coltivazione.
Quando è il momento i prodotti dell’orto vengono spediti a casa del proprietario con pratiche scatole “ice-box” per preservare sapore e freschezza.
Il vero valore aggiunto è però che ogni proprietario virtuale ha la certezza di ricevere a casa prodotti dal suo orto naturali e biologici grazie alla tecnologia BluDev®.
Ogni “ice-box” consegnata al proprietario conterrà anche un certificato Food passport® rilasciato da Farzati Tech per garantire la qualità del prodotto… questa volta davvero dall’orto alla tavola, ma passando per un app!