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Economia circolare, sostenibilità e strategie delle risorse

sostenibilità e strategie delle risorse

Sostenibilità e strategie delle risorse trovano la loro sintesi ne Green New Deal e nell’approccio dell’economia circolare.

Su questo tema e sulla sostenibilità spesso il dibattito si sofferma sull’ambiente, un po’ in stile anni Ottanta o Novanta, senza valutare altri effetti positivi che un approccio di questo tipo può avere.

In particolare la strategia europea del Green New Deal vuole sia incidere sulla qualità dell’ambiente e della sostenibilità per migliorare la salute del nostro pianeta, ma anche vuole portare dei vantaggi per le imprese e in generale per la nostra economia.

Soprattutto l’adozione di un approccio circolare dell’economia può portare una serie di vantaggi in materia di produzione industriale, sia nel reperimento delle materie prime, sia nella loro commercializzazione.

L’economia circolare, quale modello produttivo e di consumo innovativo, pone al centro della propria riflessione la gestione efficiente delle risorse. In quest’ottica, le materie prime assumono un ruolo strategico per i membri della UE, richiedendo un approccio gestionale che ne massimizzi il valore e ne minimizzi l’impatto ambientale.

Questo approccio si integra con una visione geopolitica del ruolo dell’Unione Europea con le altre nazioni che direttamente o indirettamente sono fornitori di materie prime. Un esempio di quanto la produzione industriale europea sia fortemente dipendente da alcuni aree extra Europa lo si può notare nell’approvvigionamento di borato, il 98% arriva dalla Turchia, o del platino il cui 71% del fabbisogno proviene dal Sudafrica. Se una di queste nazioni interrompesse la fornitura ne saremmo privi con gravi danni economici e politici.

Come si può vedere, senza neanche preoccuparci direttamente dell’ambiente, stiamo parlando di strategie geopolitiche che hanno effetti anche sulla salute del pianeta, senza abbandonare l’industria e in generale l’economia.

Una recente ricerca della Unione Europea ha evidenziato che:

  • 137 prodotti su 5200 analizzati dipendono fortemente da fornitori esteri
  • Questi prodotti rappresentano il 6% del valore di tutti i prodotti importati in Europa.
  • Oltre la metà di queste dipendenze riguarda la Cina, seguita dal Vietnam e dal Brasile.
  • 34 prodotti sono più vulnerabili, con un basso potenziale di diversificazione e di sostituzione con la produzione dell’UE. Tra questi figurano varie materie prime e sostanze chimiche utilizzate nelle industrie ad alta intensità energetica e nella sanità.
  • Questi prodotti rappresentano lo 0,6% del valore di tutti i prodotti importati in Europa.

Come si può vedere la criticità non è solo ambientale, ma strategica. L’indipendenza delle imprese europee dai player internazionali, alleati o non, richiede una visione meno ideologica e più pragmatica, con il vantaggio che questo approccio aiuta anche l’ambiente e il nostro Pianeta.

Ma le imprese? Sono le prime che sono esposte al rischio di dipendere da dinamiche economiche che non sono prevedibili. Gli ultimi due anni hanno segnato una profonda crisi nelle relazioni internazionali e le vie di approvvigionamento, come il mare sono sempre più rischiose. L’adozione di politiche di sostenibilità ed economia circolare possono aiutarle col tempo a creare cicli virtuosi produttivi e distributivi, cioè procurarci le materie prime direttamente dai prodotti attraverso il riciclaggio e il riuso.

Conclusioni

L’Unione Europea dipende per i suoi approvvigionamenti di materie prime da fonti esterne all’Europea e spesso soggette a condizioni critiche, come guerre, conflitti interni e criticità economico-sociali, che possono mettere in pericolo la filiera produttiva.

L’adozione del Green New Deal potrebbe garantire un nuovo schema di approvvigionamento delle materie prime e ridurre la dipendenza da nazioni non appartenenti alla UE.

Attraverso un approccio sistemico, leggi economia circolare, e una forte collaborazione tra tutti gli attori coinvolti, è possibile ridisegnare l’assetto industriale per renderlo meno dipendente da capricci esterni.

Non è passaggio semplice, ma la direzione intrapresa con risultati anche positivi, può essere intrapresa anche con il supporto di società di consulenza, come CeR, che aiutano le imprese ad adottare approcci sostenibili e coerenti con l’economia circolare.

sostenibilità e strategie delle risorse

Sostenibilità e strategie delle risorse trovano la loro sintesi ne Green New Deal e nell’approccio dell’economia circolare.

Su questo tema e sulla sostenibilità spesso il dibattito si sofferma sull’ambiente, un po’ in stile anni Ottanta o Novanta, senza valutare altri effetti positivi che un approccio di questo tipo può avere.

In particolare la strategia europea del Green New Deal vuole sia incidere sulla qualità dell’ambiente e della sostenibilità per migliorare la salute del nostro pianeta, ma anche vuole portare dei vantaggi per le imprese e in generale per la nostra economia.

Soprattutto l’adozione di un approccio circolare dell’economia può portare una serie di vantaggi in materia di produzione industriale, sia nel reperimento delle materie prime, sia nella loro commercializzazione.

L’economia circolare, quale modello produttivo e di consumo innovativo, pone al centro della propria riflessione la gestione efficiente delle risorse. In quest’ottica, le materie prime assumono un ruolo strategico per i membri della UE, richiedendo un approccio gestionale che ne massimizzi il valore e ne minimizzi l’impatto ambientale.

Questo approccio si integra con una visione geopolitica del ruolo dell’Unione Europea con le altre nazioni che direttamente o indirettamente sono fornitori di materie prime. Un esempio di quanto la produzione industriale europea sia fortemente dipendente da alcuni aree extra Europa lo si può notare nell’approvvigionamento di borato, il 98% arriva dalla Turchia, o del platino il cui 71% del fabbisogno proviene dal Sudafrica. Se una di queste nazioni interrompesse la fornitura ne saremmo privi con gravi danni economici e politici.

Come si può vedere, senza neanche preoccuparci direttamente dell’ambiente, stiamo parlando di strategie geopolitiche che hanno effetti anche sulla salute del pianeta, senza abbandonare l’industria e in generale l’economia.

Una recente ricerca della Unione Europea ha evidenziato che:

  • 137 prodotti su 5200 analizzati dipendono fortemente da fornitori esteri
  • Questi prodotti rappresentano il 6% del valore di tutti i prodotti importati in Europa.
  • Oltre la metà di queste dipendenze riguarda la Cina, seguita dal Vietnam e dal Brasile.
  • 34 prodotti sono più vulnerabili, con un basso potenziale di diversificazione e di sostituzione con la produzione dell’UE. Tra questi figurano varie materie prime e sostanze chimiche utilizzate nelle industrie ad alta intensità energetica e nella sanità.
  • Questi prodotti rappresentano lo 0,6% del valore di tutti i prodotti importati in Europa.

Come si può vedere la criticità non è solo ambientale, ma strategica. L’indipendenza delle imprese europee dai player internazionali, alleati o non, richiede una visione meno ideologica e più pragmatica, con il vantaggio che questo approccio aiuta anche l’ambiente e il nostro Pianeta.

Ma le imprese? Sono le prime che sono esposte al rischio di dipendere da dinamiche economiche che non sono prevedibili. Gli ultimi due anni hanno segnato una profonda crisi nelle relazioni internazionali e le vie di approvvigionamento, come il mare sono sempre più rischiose. L’adozione di politiche di sostenibilità ed economia circolare possono aiutarle col tempo a creare cicli virtuosi produttivi e distributivi, cioè procurarci le materie prime direttamente dai prodotti attraverso il riciclaggio e il riuso.

Conclusioni

L’Unione Europea dipende per i suoi approvvigionamenti di materie prime da fonti esterne all’Europea e spesso soggette a condizioni critiche, come guerre, conflitti interni e criticità economico-sociali, che possono mettere in pericolo la filiera produttiva.

L’adozione del Green New Deal potrebbe garantire un nuovo schema di approvvigionamento delle materie prime e ridurre la dipendenza da nazioni non appartenenti alla UE.

Attraverso un approccio sistemico, leggi economia circolare, e una forte collaborazione tra tutti gli attori coinvolti, è possibile ridisegnare l’assetto industriale per renderlo meno dipendente da capricci esterni.

Non è passaggio semplice, ma la direzione intrapresa con risultati anche positivi, può essere intrapresa anche con il supporto di società di consulenza, come CeR, che aiutano le imprese ad adottare approcci sostenibili e coerenti con l’economia circolare.