Non siamo in un film di Harry Potter eppure anche qui, sulla Terra, le piante hanno iniziato a “camminare”. Si spostano alla ricerca di habitat più adatti alle loro necessità spinte dagli effetti che il cambiamento climatico sta avendo sull’intero pianeta.
Situazioni quali l’intensità delle precipitazioni, le alternazioni delle temperature o la frequenza degli eventi metereologici estremi, uniti all’inquinamento atmosferico da azoto, stanno spingendo le piante delle foreste europee a migrare, a 3,5 km/anno, verso Ovest (Science).
Questi movimenti vegetali hanno e avranno sempre più effetti complessi e interconnessi su ecosistemi, agricoltura e comunità umane.
Assisteremo inevitabilmente ad alterazioni degli ecosistemi a causa di squilibri tra le specie e impatti su altre forme di vita (perdita di cibo per alcune specie animali e conseguente disgregazione delle catene alimentari oppure migrazione animale e alterazioni degli ecosistemi e/o perdita di biodiversità causate da interazioni con specie endemiche).
Ulteriore perdita di biodiversità potrà essere causata dalla lentezza alla quale si muovono le piante, alcune specie non riusciranno a individuare e insediarsi in nuovi territori più adatti alla loro crescita e al loro sviluppo e così andranno perse con conseguente scomparsa delle specie animali specializzate, così come dalla possibilità che le specie in movimento diventino, per i nuovi territori, specie invasive comportandosi, proprio come degli invasori senza nemici naturali, aggredendo e soppiantando le specie autoctone, con conseguente modifica dei territori e degli ecosistemi locali.
Si prevede un forte impatto anche sull’agricoltura.
Le colture, spostandosi, dovranno affrontare nuove malattie e parassiti per i quali non hanno difese naturali. In senso inverso saranno portatrici nei confronti delle specie endemiche che, a loro volta, non sapranno come difendersi.
Assisteremo, in definitiva, a moltissimi cambiamenti che rendono necessarie nuove strategie di gestione e conservazione.
La specie uomo dovrà affrontare effetti diretti e indiretti e si vedrà costretta a gestire situazioni che influenzeranno l’agricoltura, la salute, l’economia e persino gli equilibri geopolitici.
Si prevedono, solo per citarne alcuni,
- effetti al ribasso sulla produttività a causa di siccità o piogge intense, così come dalla necessità di adattarsi per le specie in movimento a nuovi territori o affrontare nuove malattie/parassiti/funghi
- effetti sulla salute umana per l’inserimento in nuove aree di insetti portatori (malaria, dengue) non endemici o per l’aumento di inquinamento da pollini che causano allergie o malattie respiratorie
- effetti legati all’occupazione e quindi all’equilibrio economico di determinate zone se in queste vengono a mancare posti di lavoro legati alla produzione agricola
- effetti di tipo sociale derivanti da migrazioni forzate o conflitti per le risorse
La preparazione è fondamentale per affrontare questi nuovi cambiamenti.
E’ di primaria importanza investire in progetti di innovazione agricola per individuare nuove colture più resistenti ai mutamenti climatici o che necessitino di meno apporto idrico così come in progetti di innovazione tecnologica che mirino al supporto delle pratiche agricole attraverso, magari, l’utilizzo dell’intelligenza artificiale.
Le problematiche sono interconnesse tra loro e così deve essere per le tecnologie a nostra disposizione per la risoluzione delle stesse.
Molte delle conseguenze che dovranno essere affrontate saranno sfide, ci sono però anche opportunità per l’innovazione e l’adattamento che possono aiutare le società a rispondere a questi cambiamenti in modo sostenibile.
Come sempre la cosa importante è non restare fermi ma FARE.
Non siamo in un film di Harry Potter eppure anche qui, sulla Terra, le piante hanno iniziato a “camminare”. Si spostano alla ricerca di habitat più adatti alle loro necessità spinte dagli effetti che il cambiamento climatico sta avendo sull’intero pianeta.
Situazioni quali l’intensità delle precipitazioni, le alternazioni delle temperature o la frequenza degli eventi metereologici estremi, uniti all’inquinamento atmosferico da azoto, stanno spingendo le piante delle foreste europee a migrare, a 3,5 km/anno, verso Ovest (Science).
Questi movimenti vegetali hanno e avranno sempre più effetti complessi e interconnessi su ecosistemi, agricoltura e comunità umane.
Assisteremo inevitabilmente ad alterazioni degli ecosistemi a causa di squilibri tra le specie e impatti su altre forme di vita (perdita di cibo per alcune specie animali e conseguente disgregazione delle catene alimentari oppure migrazione animale e alterazioni degli ecosistemi e/o perdita di biodiversità causate da interazioni con specie endemiche).
Ulteriore perdita di biodiversità potrà essere causata dalla lentezza alla quale si muovono le piante, alcune specie non riusciranno a individuare e insediarsi in nuovi territori più adatti alla loro crescita e al loro sviluppo e così andranno perse con conseguente scomparsa delle specie animali specializzate, così come dalla possibilità che le specie in movimento diventino, per i nuovi territori, specie invasive comportandosi, proprio come degli invasori senza nemici naturali, aggredendo e soppiantando le specie autoctone, con conseguente modifica dei territori e degli ecosistemi locali.
Si prevede un forte impatto anche sull’agricoltura.
Le colture, spostandosi, dovranno affrontare nuove malattie e parassiti per i quali non hanno difese naturali. In senso inverso saranno portatrici nei confronti delle specie endemiche che, a loro volta, non sapranno come difendersi.
Assisteremo, in definitiva, a moltissimi cambiamenti che rendono necessarie nuove strategie di gestione e conservazione.
La specie uomo dovrà affrontare effetti diretti e indiretti e si vedrà costretta a gestire situazioni che influenzeranno l’agricoltura, la salute, l’economia e persino gli equilibri geopolitici.
Si prevedono, solo per citarne alcuni,
- effetti al ribasso sulla produttività a causa di siccità o piogge intense, così come dalla necessità di adattarsi per le specie in movimento a nuovi territori o affrontare nuove malattie/parassiti/funghi
- effetti sulla salute umana per l’inserimento in nuove aree di insetti portatori (malaria, dengue) non endemici o per l’aumento di inquinamento da pollini che causano allergie o malattie respiratorie
- effetti legati all’occupazione e quindi all’equilibrio economico di determinate zone se in queste vengono a mancare posti di lavoro legati alla produzione agricola
- effetti di tipo sociale derivanti da migrazioni forzate o conflitti per le risorse
La preparazione è fondamentale per affrontare questi nuovi cambiamenti.
E’ di primaria importanza investire in progetti di innovazione agricola per individuare nuove colture più resistenti ai mutamenti climatici o che necessitino di meno apporto idrico così come in progetti di innovazione tecnologica che mirino al supporto delle pratiche agricole attraverso, magari, l’utilizzo dell’intelligenza artificiale.
Le problematiche sono interconnesse tra loro e così deve essere per le tecnologie a nostra disposizione per la risoluzione delle stesse.
Molte delle conseguenze che dovranno essere affrontate saranno sfide, ci sono però anche opportunità per l’innovazione e l’adattamento che possono aiutare le società a rispondere a questi cambiamenti in modo sostenibile.
Come sempre la cosa importante è non restare fermi ma FARE.